Germania: Wirecard ha “svuotato” le casse dell’azienda prima del fallimento

La dirigenza di Wirecard ha “svuotato” le casse dell’azienda “nei mesi precedenti al fallimento”, dichiarato il 25 giugno scorso. È quanto affermato da Michael Jaffé, curatore fallimentare di Wirecard, società tedesca di servizi per la finanza il cui crack ha fatto seguito allo scandalo dei bilanci gonfiati per 1,9 miliardi di euro. Come rivela il quotidiano “Sueddeutsche Zeitung”, in una lettera ai dipendenti di Wirecard, Jaffé ha denunciato che l’azienda è “senza liquidità” perché i precedenti amministratori hanno “sistematicamente occultato i capitali” prima del fallimento.

Jaffé non cita alcun nome in maniera esplicita. Tuttavia, il riferimento pare Jan Marsalek, membro del consiglio di amministrazione di Wirecard licenziato il 18 giugno scorso nell’imminenza della bancarotta. Da allora, l’ex dirigente ah fatto perdere le proprie tracce ed è attualmente ricercato con un mandato di arresto internazionale, emesso dall’Interpol per frode e falso in bilancio.

A luglio scorso, Marsalek si sarebbe trovato in una proprietà a ovest di Mosca “sotto la supervisione” del Direttorato principale per l’informazione (Gru), il servizio segreto militare russo. Secondo investigatori, revisori dei conti e avvocati che lavorano allo scandalo Wirecard, si registrano numerosi flussi di cassa sospetti, soprattutto dalla fine del 2019 al fallimento a metà del 2020. Si tratta, in particolare di prestiti elevati stati concessi a partner commerciali di Wirecard in Asia. Il totale dovrebbe superare i 500 milioni di euro. Nella lettera ai dipendenti dell’azienda, Jaffé ha poi reso noto che la società dovrebbe essere venduta “al più tardi a novembre”. Il curatore fallimentare di Wirecard non ha citato gli acquirenti, ma potrebbe trattarsi della banca spagnola Santander o alla società di telefonia mobile britannica Lycamobile. Agenzia Nova