Fabrizio Boschi per “il Giornale” – Litigano sempre su tutto, ma quando c’è da difendere un loro paladino fanno quadrato. La sinistra, senza vergogna, ha il coraggio di difendere uno come Cesare Battisti e di perdere tempo per lui in un momento storico come questo, dove i veri problemi ci pare siano ben altri. L’ex terrorista dei Pac, detenuto nel reparto di massima sicurezza del carcere di Rossano, in Calabria, ha chiesto al magistrato di sorveglianza il rinvio dell’esecuzione della pena con detenzione domiciliare. Battisti, 65 anni, avrebbe motivato la richiesta con motivi di salute. Tuttavia, da giorni rifiuta le visite mediche.
La richiesta del rinvio di esecuzione pena con detenzione domiciliare è stata avanzata prima del trasferimento dell’ex terrorista nel reparto di massima sicurezza, avvenuto venerdì scorso. A questo proposito, stamani dalle 10.30 alle 12.30, è previsto un sit-in davanti al carcere per chiedere «dignità per tutti i detenuti», organizzato dall’avvocato Adriano D’Amico, consigliere comunale di San Demetrio Corone (Cosenza) e membro del comitato politico provinciale di Rifondazione comunista e da Francesco Saccomanno, segretario provinciale di Rifondazione comunista.
Tra i primi firmatari dell’iniziativa c’è Franco Piperno, fondatore di Potere operaio e docente dell’Unical. Nel «manifesto» pubblicato sulla pagina Facebook di D’Amico si parla delle «privazioni» e «soprusi» che avrebbe subito Battisti, di «vile e inutile vendetta» dello Stato e di «dignità» da restituire all’ex terrorista.
«Non c’è nessun assalto al carcere dice D’Amico – ma la richiesta di dignità e rispetto dei diritti dei detenuti, e nel caso specifico anche di quelli di Battisti, che magari sarà un detenuto un po’ più particolare, un po’ più attenzionato dai mass media e dalla stampa nazionale, ma in questo momento è un detenuto che purtroppo per lui è in un carcere di massima sicurezza per reati che avrebbe commesso».
Di tutta risposta Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos di Milano ucciso dai Pac nel 1979 dice: «Che vergogna. Non si arrende mai. Queste cose dovrebbero far riflettere i giudici quando gli concedono i 45 giorni di sconto pena per ogni 6 mesi di buona condotta. Incitare persone a manifestare davanti a un carcere, per ottenere cose che non sono previste, a mio avviso, dovrebbe far decadere questi sconti. Ad Adriano D’Amico, Piperno e Saccomanno direi di aiutare le vittime del terrorismo e non i loro carnefici».
Gli fa eco Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dai Pac in una sparatoria nel 1979 e rimasto ferito lui stesso da un proiettile che gli ha fatto perdere l’uso delle gambe: «Ormai lo fanno passare per vittima. Sia chiaro, il diritto di ogni detenuto va rispettato, ma bisogna capire proprio cosa sta succedendo e dove si vuole arrivare. Mettere delle linee e dei paletti, perché continuando così, tra due mesi Battisti viene candidato a sindaco».