di Tania Frongillo – – A seguito dell’ottavo rigetto da parte della Corte d’Appello con istanza di provvedimento d’urgenza e nullità dell’intero procedimento depositato il 16 settembre, si è ritenuto necessario un’ulteriore interrogazione parlamentare per il processo che mamma Giada Giunti sta subendo per calunnia, dopo essere stata aggredita dall’ex marito.
Fa sapere in un comunicato stampa che in questa nuova interrogazione Parlamentare, indirizzata al Ministero della Giustizia, è stato evidenziato quanto segue : “Giada G. è stata più volte al centro delle cronache giornalistiche negli ultimi mesi per le numerose proteste e manifestazioni fatte, anche davanti a sedi istituzionali, per sensibilizzare le istituzioni stesse e la pubblica opinione sulla propria situazione famigliare, denunciando di essere vittima degli assistenti sociali e di un sistema simile a quello di Bibbiano, a causa del quale le è stata tolta la responsabilità genitoriale del proprio figlio che attualmente risulterebbe affidato in via esclusiva al padre, il quale viene definito dalla stessa signora G. un violento.”
Secondo quanto riportato dalla signora G., nel 2010, la stessa decise di separarsi dal marito e, durante la prima udienza, quest’ultimo ha chiesto, senza successo, l’affidamento del figlio; solo al tribunale per i minorenni, dopo aver denunciato la signora G. di abbandono di minore nel circolo sportivo che frequentava (denuncia che poi è stata archiviata), ha ottenuto dai giudici che il figlio fosse trasferito in casa famiglia; d’appello avrebbero disposto una consulenza tecnica per valutare le capacità genitoriali dei genitori: la consulente nominata dal tribunale decise di far valutare il profilo psicologico della madre ad una associazione che, secondo quanto denunciato in un atto di sindacato ispettivo, avrebbe un conflitto di interesse in quanto si tratta di «un’associazione in cui la responsabile figurava nella sua stessa persona e il consulente legale era l’avvocato al quale si era rivolto l’ex marito di Giada»; a seguito di ciò, la madre viene giudicata simbiotica, il figlio prelevato da scuola e accompagnato in casa famiglia.
Nel trascorso giudiziario che ha visto parte i protagonisti di questa vicenda, alcune consulenze tecniche di parte avrebbero ritenuto pericoloso e violento il profilo psicologico del padre, mentre il minore avrebbe più volte richiesto di poter tornare a vivere con la madre; ciononostante, il minore è stato affidato in via esclusiva al padre; alcune prove e testimonianze della situazione famigliare, tuttavia, come denunciato dalla donna «non verranno mai prese in considerazione dal Tribunale», come, tra l’altro, si può leggere nella relativa sentenza: «rimane superfluo acquisire tutti i verbali e le videoregistrazioni degli incontri avvenuti presso il servizio sociale tra madre e figlio».
Sul caso, il Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede si è recentemente espresso, rispondendo ad un altro atto di sindacato ispettivo, dichiarando che «Il pieno diritto di ascolto del minore nel caso trattato sembrerebbe essere completamente trascurato ed anche la volontà di quest’ultimo».
Nonostante le svariate richieste da parte della signora G. e le perizie delle consulenze tecniche d’ufficio, il tribunale non ha mai riesaminato il caso: la donna ha denunciato di non riuscire a vedere il proprio figlio da mesi ed è preoccupata per la sua salute; inoltre, la donna avrebbe depositato denunce per maltrattamenti e violenza contro l’ex marito, giudicate infondate: per tale ragione, adesso la signora starebbe subendo un procedimento giudiziario per calunnia, a seguito di denuncia del marito per simulazione di reato -: di quali informazioni disponga, per quanto di competenza, con riguardo al caso esposto in premessa e se non intenda promuovere presso i competenti uffici giudiziari romani attività ispettive, anche per l’adozione di eventuali iniziative disciplinari conseguenti.”
La Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio fa sapere in un’altra nota che, in seguito ad una valutazione degli eventi sopraelencati, sarà avviato un approfondimento del suo caso anche attraverso la richiesta degli atti relativi alla sua vicenda giudiziaria.
“L’indagine è finalizzata ad una ricognizione delle procedure e prassi operative presenti nei tribunali civili Italiani al fine di accertare possibili incongruità e carenza nella normativa vigente rispetto al fine di tutelare i diritti delle donne vittime di violenza e i minori coinvolti, onde proporre al Parlamento interventi normativi specifici -quando condivisi dalla Commissione”- per il superamento delle eventuali criticità individuate.”