Recovery Fund: arriverà in 6 anni, Conte ha già sottoscritto

Di Antonio Amorosi  – – Ancora in queste ore diversi esponenti del governo chiedono alla Ue che i soldi del Recovery Fund arrivino in fretta in Italia. Quel denaro promesso dalla Ue per arginare l’impatto devastante del Coronavirus sulle nostre economie. Ma il dilemma è: qualcuno di loro legge i documenti che sottoscrive? O lo sport è prendere in giro gli italiani con la tattica del martellare di dichiarazioni le reti televisive?

A pagina 12 del Nadef del 2020 (nota di aggiornamento) , Documento di Economia e Finanza, approvato ieri al Senato e che presto verrà approvato dalla Camera, c’è una tabellina molto chiara, nero su bianco, che spiega come si è deciso e sottoscritto di fare arrivare i soldi del Recovery Fund in Italia: spalmati in 6 anni a partire dal 2021. Non ci sono deroghe o eccezioni.

Il Nadef è stato presentato dal ministro Roberto Gualtieri e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e deliberato dal Consiglio dei ministri il 5 ottobre scorso. Il Recovery Fund verrà ripartito così: 25 miliardi di euro nel 2021, 37,5 miliardi nel 2022, 43 miliardi nel 2023, 39,4 miliardi nel 2024, 30,6 nel 2025 e 27,5 nel 2026, euro più euro meno. Il tutto per una somma complessiva prevista di 203 miliardi di euro e non 209 miliardi. In più nel documento è specificato che “gli importi potranno variare a seguito dei negoziati ancora in corso”.

Qualcuno continua vendere che i fantomatici “209 miliardi della Ue” arrivino a giorni! Qualche cretino addirittura che a breve verremo inondati di denaro! Doveva arrivare questa estate! (sic) Ma la crisi economica è gravissima e comincia a mordere milioni di italiani. Se i soldi arriveranno in 6 anni vuol dire che il loro impatto sarà minimo se non ci si inventa qualcos’altro. Non ne sentiremo l’effetto e se avranno un effetto sarà su un’economia già devastata.

Gli stessi esponenti addirittura sostengono che il denaro del Recovery Fund avrebbe una portata superiore al Piano Maschall (l’European Recovery Program degli Usa nel secondo dopoguerra), risorse queste che furono sì in massima parte davvero a fondo perduto. Gli americani, l’unica economia rimasta in piedi dopo la Seconda guerra mondiale, si posero il problema: a chi vendiamo le nostre merci se nessuno ha denaro? Il problema che si stanno invece ponendo alcuni stati membri della Ue sembra un altro.

La paura di finire come la Grecia non è un timore campato in aria.

E per adesso i soldi del Recovery Fund neanche ci sono. L’Ue dovrà emettere dei titoli e dopo l’acquisto di questi, da parte dei mercati, ricevere le risorse. Il denaro del Recovery Fund è di fatto un prestito complessivo, anche per la parte a fondo perduto, perché l’Ue dovrà ripagare i titoli che emette. La Ue chiederà ai Paesi membri di contribuire per rientrare del denaro ceduto e questo avverrà tramite vincoli e tassazioni indirette sul costo dei trasporti, dell’energia, del digitale, dell’agricoltura e di tutti i settori strategici dei Paesi membri.

Quindi quando parliamo dei 203 miliardi del Recovery Fund ci riferiamo, ce lo dicono i documenti ufficiali, a denaro che prendiamo in prestito dalla Ue per soldi che noi Stati membri verseremo alla stessa Ue: un triplo salto mortale carpiato con caduta libera perché è tutto da dimostrare che saremo in grado di restituire i 203 miliardi di euro presi in prestito.

Ma c’è un’eccezione. Nell’accordo del Recovery è stabilito che alcuni Stati membri dal 2021 al 2027 (i soliti 6 anni di cui sopra) beneficiano di una riduzione lorda del proprio contributo annuo versato alla Ue. La Danimarca per 377 milioni di euro, la Germania per 3 671 milioni di EUR, i Paesi Bassi per 1 921 milioni, l’Austria per 565 milioni e la Svezia per 1 069 milioni di euro.

Tali riduzioni lorde sono finanziate da tutti gli Stati membri conformemente al loro reddito nazionale lordo. Quindi li paghiamo di nuovo anche noi e gli altri Stati che usufruiranno del Recovery Fund.

Semplificando, se non lo avete capito, in gergo da bar: noi ci prestiamo i soldi da soli passando per l’Europa ma dandoceli in un arco di tempo inutile, 6 anni. In questo tempo altri Paesi membri non versano alla Ue un euro che verseremo invece noi per compensare le mancate entrate.

Perché? Perché il nostro governo ha chiuso un accordo di questo tipo e lo ha ritenuto conveniente.

Un accordo davvero creativo, nascosto dalla drammatizzazione del Coronavirus che anestetizza le popolazioni. Ci credo che l’hanno accettato in Europa! Quando gli ricapita un governo che accetta un piano così?

Mattarella oggi a Macerata, per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’università ha detto che questo è anche “il virus dell’egoismo dei singoli e degli Stati” ed è “pericoloso” quanto gli effetti del Coronavirus stesso. Una considerazione da cui andrebbero tratte le conseguenze.

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