“Scarichiamo l’app Immuni”. No grazie

Con una lettera a firma congiunta, il ministro della salute, Roberto Speranza e il sottosegretario all’editoria Andrea Martella, hanno chiesto il sostegno dell’USPI e dei propri associati per diffondere l’uso dell’app Immuni.

Si tratta di pubblicare sulle testate giornalistiche cartacee e online, con adeguata visibilità, un invito a scaricare l’app Immuni rivolto a chi non l’ha ancora fatto. Ecco quanto appare sul notiziario on line dell’Uspi:

Il ministro della salute e il sottosegretario all’editoria hanno chiesto di supportare l’iniziativa pubblicando un invito sui giornali.

Con una lettera a firma congiunta, il Ministro della salute, Roberto Speranza, e il sottosegretario all’editoria, Andrea Martella, hanno chiesto il sostegno dell’USPI e dei propri associati per diffondere l’uso dell’app Immuni.

Lo strumento digitale da scaricare sui propri telefoni è – come si legge nel sito ufficiale – “un’app creata per aiutarci a combattere l’epidemia di COVID-19. L’app utilizza la tecnologia per avvertire gli utenti che hanno avuto un’esposizione a rischio, anche se sono asintomatici”.

La richiesta dei Ministeri maggiormente coinvolti nella lotta alla pandemia da coronavirus, si traduce, in breve, nella pubblicazione sulle testate giornalistiche cartacee e online, con adeguata visibilità, un invito a scaricare l’app Immuni, rivolto a chi non l’ha ancora fatto.

“Riteniamo che i giornali possano avere un ruolo importantissimo – scrivono i due nella lettera i ministri – nell’ampliare la platea dei cittadini dotati di questo strumento indispensabile per prevenire i rischio di contagio”.

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Aldo Grandi

Commento di Aldo Grandi, direttore delle Gazzette: riceviamo da parte dell’Unione Stampa Periodica Italiana che riunisce giornalisti ed editori associati, una mail contenente l’esortazione a pubblicare con la dovuta e adeguata visibilità un banner con l’invito ai lettori delle varie testate iscritte a scaricare l’app Immuni. Ringraziamo, ma non possiamo accettare non essendo assolutamente d’accordo. Siamo convinti delle buone intenzioni di coloro che esortano a scaricare l’applicazione, ma non ci piace né ci è mai piaciuto né mai ci piacerà una società ipertecnologica in grado di controllare in ogni momento le nostre esistenze. A noi questo sistema di scannerizzazione degli individui, per di più per un virus la cui letalità, dati alla mano, è, attualmente, pressoché uguale a zero, non piace. Per cui rivendichiamo la libertà di poter decidere autonomamente cosa pubblicare, quando e perché.

Noi siamo fermamente convinti, da sempre e ancora di più negli ultimi tempi, che per andare avanti, a volte e sempre più spesso, occorra tornare indietro. Le app le lasciamo a chi ama la realtà virtuale e la tecnologia elevata a ragione di vita e nuovo dio da adorare. Noi, al contrario, amiamo ancora il profumo delle cose, la spontaneità dei comportamenti, la naturalezza delle emozioni e la gioia delle sensazioni derivanti dalla natura e dalla realtà. Le app le lasciamo a chi non sa vivere, oggi, senza cellulari, smartphone, tablet e ogni sorta di diavoleria elettronica. Abbiamo vissuto tragedie umane, personali e non, che ci hanno insegnato come l’essere umano sia il frutto di un’esperienza meravigliosa e ci rifiutiamo e ci rifiuteremo sempre di assurgere al ruolo di cavie per qualsiasi esperimento non derivi dalla nostra convinzione e adesione.

C’è e ci sono, purtroppo, persone che vorrebbero non soltanto decidere delle nostre vite, ma anche della nostra morte e scegliere, per noi, il modo migliore per abbandonare questa valle di lacrime. Noi rivendichiamo il diritto inalienabile sancito dall’unica costituzione che conti – quella del buonsenso – di poter scegliere se non come vivere ché sembra, ormai, divenuto impossibile, almeno come, nel caso, morire. Sicuramente con dignità.

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