“Ancora ritengo che la partita non sia finita… e non lascerò nulla di intentato affinché possa essere scritta veramente la verità di quello che è accaduto”. Lo dice Luca Palamara, l’ex magistrato appena radiato dal Csm, che andranno in onda in un’intervista esclusiva, stasera, martedì 13 ottobre, in prima serata su Italia1 a “Le Iene Show”.
Palamara dà la sua versione dei fatti ad Antonino Monteleone e Marco Occhipinti, e spiega come – secondo lui – in Italia le nomine dei magistrati sarebbero tutte dettate da logiche di spartizione tra le correnti politiche delle toghe e non dalla meritocrazia. Per la prima volta in tv da quando ha dovuto dismettere la toga, ripercorre tutte le tappe della vicenda balzata agli onori della cronaca negli ultimi mesi: le intercettazioni telefoniche a sua insaputa durante una cena che l’ha messo nei guai per trovare i voti ad uno dei candidati per il posto di Procuratore a Roma.
La nomina del vicepresidente del Csm David Ermini – per cui Palamara ammette che è stata frutto di un accordo politico siglato con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri, e anche altri esponenti di partiti, come il Movimento Cinque Stelle e Forza Italia. Come si è arrivati alla nomina di Giuseppe Pignatone a capo della procura più importante d’Italia. Quella cena con Pignatone in cui – sostiene – il trojan sul suo telefono smise, guarda caso, di funzionare. Fino ad arrivare agli ultimissimi sviluppi.
Luca Palamara, il magistrato da mesi al centro dello scandalo intercettazioni, è colpito da accuse molto gravi: avere pilotato le nomine delle maggiori procure italiane. Non è un pm qualunque, perché in 23 anni di carriera ha rivestito posizioni di rilievo: ex consigliere del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura, ndr), l’organo di autogoverno della magistratura, ex presidente di Anm (Associazione Nazionale Magistrati, ndr), l’associazione nazionale cui aderisce circa il 90% dei magistrati italiani, e capo di Unicost, la corrente di centro dei magistrati italiani.
E su come funzionano le cose tra i magistrati alle Iene dice: “Chi non appartiene a una corrente è sicuramente penalizzato, – dichiara – ci stanno dei casi ma molti rari di cui un non appartenente a una corrente ricopre un incarico perché questo avviene soprattutto per i posti di minore importanza, per i più importanti le correnti sono dominanti”. adnkronos