“Nessuno può vietarmi di usare le parole «negro» e «frocio», in calabrese dico «nigru» per dire negro, non c’è altro modo. Nessuno può venirmi a dire che io, come minoranza calabrese, non possa utilizzare il termine che meglio riconosco. Guai a chi mi vuole impedire di utilizzare la parola «ricchione»”. E’ quanto ha affermato, in un dibattito organizzato dalla Lega a Catania, il vicepresidente e assessore alla Cultura della Regione Calabria Nino Spirlì.
Intellettuale controcorrente per definizione, giornalista, omosessuale dichiarato, di destra, cattolico, personaggio esuberante e vicepresidente della giunta calabrese di Jole Santelli. Si parla di Nino Spirlì, di cui si sta parlando moltissimo nelle ultime ore per un intervento a Catania nel corso della kermesse organizzata dalla Lega in vista del processo a Matteo Salvini sul caso Gregoretti
“Nessuno può venirmi a dire che io, come minoranza calabrese, non possa utilizzare il termine che meglio riconosco. Guai a chi mi vuole impedire di utilizzare la parola ricch***”, ha concluso Spirlì. Un fiume in piena.
Sul piede di guerra – scrive Repubblica – l’Anpi calabrese, che con il suo coordinatore Mario Vallone afferma: “La nostra regione ha già troppi problemi. Non si può far carico di un assessore che agisce fuori dal contesto civile con la sua continua apologia del razzismo e del fascismo. Ci aspettiamo meno timidezza in questa occasione da parte di tutti: della politica, mondo sindacale, associazioni, della chiesa. Allontanamento o dimissioni sono quanto auspichiamo”.
“Incommentabile, semplicemente e senza riserve: non ci sono parole per definire le affermazioni fatte dal vice presidente della Regione Calabria in quota Lega, Nino Spirlì, a Catania, e non c’è nulla da interpretare” dice il capogruppo Pd in Regione, Domenico Bevacqua.