Affare affidi: che business il dramma dei minori strappati!

di Andrea Zambrano – https://lanuovabq.it/it – Il Piemonte spende 56 milioni di euro all’anno per l’allontanamento di minori, mentre un bambino può costare anche 400 euro al giorno. Leggendo le drammatiche storie emerse dall’indagine sul sistema affidi cresce il dubbio sul business: l’ingiusto e forzato allontanamento dalla madre di una adolescente è costato 90mila euro; un professionista accusato di abusi sulla figlia dall’ex moglie è risultato innocente dopo 4 anni, ma l’“operazione” è costata più di 100mila euro. «Più bimbi vengono assegnati, più fondi vengono stanziati e più personale ci lavora».

Affidi come business, parlarne si può dopo la pubblicazione della relazione della IV commissione regionale del Piemonte sul sistema degli affidi. L’aspetto economico genera sempre il timore che dietro certe operazioni di allontanamento famigliare si celi un interesse a tenere vivo un indotto fatto di case-famiglia e coppie affidatarie molto spesso che non sono nemmeno una famiglia.

Ma i numeri vanno quantificati e il merito della commissione piemontese guidata dall’Assessore della giunta Cirio, Maurizio Marrone (FdI) non è solo quello di aver scoperchiato casi raccapriccianti di sospetti falsi abusi come scusa, ma anche di aver iniziato a fare due conti in tasca a certe soluzioni piuttosto che altre.

Affidare un bambino a una casa-famiglia ad esempio costa molto più che aiutare direttamente la famiglia, quando questa è la prima a cercare i Servizi Sociali perché in difficoltà economica o lavorativa.

Marco Viventi, vicepresidente di Associazione Olafa, audito in commissione ha citato un’inchiesta giornalistica su un caso di malagestione di una comunità. «Emerge che per ogni minore collocato in comunità, vengono stanziati fondi per circa 400 euro al giorno. Questo farebbe pensare che c’è anche un discorso economico: più bimbi vengono assegnati, più fondi vengono stanziati e più personale ci lavora. Mentre alle famiglie in difficoltà economica basterebbero 50 euro al giorno per mantenere il bimbo a casa»

Anche Maria Grazia Scaglione, del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani per il Piemonte, riportando due casi drammatici, ha evidenziato come un affido possa arrivare a costare alla Regione anche tra i 90mila e i 100mila euro.

Una signora di Torino, ex ragazza madre – ha raccontato -, che lavorava regolarmente, aveva frequenti battibecchi con la figlia adolescente, complice la mancanza della figura paterna in casa. Dopo essersi rivolta ai Servizi sociali richiedere un aiuto per migliorare il rapporto con la figlia adolescente ha ottenuto per tutta risposta l’allontanamento immediato della figlia dalla madre nell’aprile del 2019. È stata strappata alla madre a 17 anni, ma non solo: ai nonni, alla scuola e ai suoi amici ed è stata rinchiusa in una comunità ad alto contenimento del basso Piemonte, sulla base di un resoconto scritto da un’educatrice domiciliare, che sosteneva fosse affetta da una grave malattia mentale. Per portarla via ci sono volute 10 persone. Dopo essere stata imbottita di psicofarmaci è stata sottoposta a ben due perizie richieste dai tribunali di Torino e Asti. Risultato:  non è affetta da alcuna patologia psichiatrica. Nel frattempo, è stata portata con la forza in comunità, le è stato tolto il telefono, non ha potuto frequentare la scuola, non ha più̀ potuto comunicare con amici e parenti. Dopo 5 mesi, le è stato permesso di sentire la mamma al telefono per 15 minuti alla settimana. Tra pochi giorni compirà 18 anni.

Ebbene: «Secondo una stima indicativa – ha spiegato la Scaglione – questo intervento è costato circa 90 mila euro».

Supera invece i 100mila euro l’intervento che ha visto protagonista nel 2011 un papà, stimato professionista, ingiustamente accusato dalla ex moglie di abusi sulla figlia e sulla stessa ex moglie. Dopo l’allontanamento della bambina, nel 2014 il papà è stato definitivamente assolto e riconosciuto del tutto estraneo alle accuse ascrittegli. Nel frattempo, la bambina è stata anche allontanata dalla madre, perché affetta da turbe e collocata da un parente. «Ad oggi – conclude l’esperta -, la bambina è stata completamente alienata dai genitori». Ma «i servizi sociali locali si stanno addirittura opponendo al decreto del Giudice che ha stabilito l’ampliamento delle visite per favorire il riavvicinamento al padre, ostacolando tale percorso. Abbiamo presentato una petizione per chiedere di affidare questa famiglia a dei servizi sociali più imparziali. Il costo di questo intervento è difficilmente calcolabile, ma supera certamente i 100 mila euro. Il risultato è una bambina alienata dal padre e dalla madre e che necessiterà di un grande lavoro di riabilitazione, tant’è vero che non riesce neanche più a chiamare i suoi genitori mamma e papà».

Secondo Mimmo Zardo (Associazione #Bambini strappati) «il sistema trae benefici economici poiché questa indagine parte dall’essersi accorti che la spesa pubblica, per fare gli allontanamenti dei figli dai genitori, è immensa e inaccettabile, soprattutto quando paragonata con la spesa che dovrebbe essere fatta per aiuti diretti alle famiglie e, in primis, al genitore naturale».

Ma dove vanno questi soldi? «Vanno nelle strutture – si legge nero su bianco nel report – molte facenti capo ad associazioni o a srl i cui nomi sono parte delle indagini ormai note a livello nazionale, che hanno base proprio in Piemonte, anzi a Torino, perchè il quartier generale è proprio Torino».

L’oggettività è che un bambino tolto ai genitori frutti dai 100 ai 400 euro al giorno a chi lo ha in custodia. Ovvio che in tanti vogliano accreditarsi per dichiararsi aperti a qualunque tipo di accoglienza, comprese le coppie Lgbt, che – lo abbiamo visto – vengono comunque tenute in considerazione da alcuni servizi sociali della Regione.

Già. La Regione. Il Piemonte spende 56 milioni di euro all’anno per l’allontanamento di minori e questo dato è emerso come criticità tanto che ha suggerito nel nuovo corso di Cirio una necessità di cambiamento di tendenza. Di quei 56 milioni di euro, di cui quasi nessuno spesi per aiuti diretti ai genitori naturali, sono in tanti a beneficiarne: «assistenti sociali a cui viene garantito il posto di lavoro, centri antiviolenza, case famiglie, strutture per minori, avvocati che prendono accordi con i centri antiviolenza per procedere in un certo modo. E ancora: Ctu, Ctp, psicologi. Insomma. Affidi & business. Il tema non è più tabù.