Le forze armate scendono in piazza per manifestare al governo il dissenso sulla legge che dovrebbe disciplinare i sindacati militari. Il 7 ottobre, a Montecitorio, i rappresentanti delle associazioni sindacali già costituite si raduneranno in un presidio nella speranza che le loro istanze vengano accolte. Il ddl che porta la firma della deputata del Movimento 5 Stelle, Emanuela Corda, è motivo di forte perplessità, che arriva fino alla contrarietà rispetto ad alcuni passaggi chiave contenuti nel testo.
Lo hanno promesso e lo faranno – “Saremo in piazza Montecitorio liberi dal servizio – spiega a Ofcs.report Eliseo Taverna, segretario generale del Sinafi – per denunciare al Paese e alla classe politica la rabbia e l’indignazione del personale che rappresentiamo. Il testo approvato, mina la funzionalità e l’efficienza del sindacato e se non verrà modificato non sarà in grado di rappresentare gli interessi economici e sociali di 320 mila donne ed uomini in uniforme”.
Le sigle partecipanti alla manifestazione (Sinafi, Silf, Usaf, Saf, Libera Rappresentanza, Ncs, Siam, Silme, Usmia e Usic) in una nota spiegano le motivazioni della protesta: “La sentenza della Corte Costituzionale n. 120 del 2018 ha rimosso il divieto di costituire o associarsi in sindacato in capo ai militari delle Forze Armate e agli appartenenti alle forze di polizia ad ordinamento militare. La decisione della Consulta era l’occasione per riconoscere ai militari ciò che è stato negato per oltre 70 anni per ammodernare e uniformare i tre diversi modelli di relazioni sindacali che oggi insistono all’interno del comparto sicurezza e difesa. Non solo, questa storica sentenza era l’occasione per consegnare ai cittadini un apparato di sicurezza interna ed esterna più trasparente, efficiente e moderno”.
Ma le cose sono andate diversamente. Il ddl Corda, licenziato dalla Camera, non rispecchia le aspettative del mondo militare. Anzi, secondo le sigle che saranno in piazza il 7 ottobre, “è addirittura un passo indietro rispetto all’attuale sistema interno della rappresentanza militare”. Tra le criticità rilevate dai rappresentanti delle associazioni sindacali, solo per citarne alcune, “l’attribuzione al giudice amministrativo delle controversie in materia di comportamento antisindacale, le notevoli e numerose ingerenze alla vita sociale dei sindacati, i paletti posti per le cariche dirigenziali del sindacato e per i distacchi, il computo della rappresentatività sulla forza effettiva e non su quella sindacalizzata, l’esclusione dei criteri di articolazione dell’orario di lavoro e della mobilità tra le materie di competenza del sindacato, l’impossibilità di tutelare effettivamente il personale nei procedimenti disciplinari piuttosto che l’incomprensibile divieto a poter usufruire di uno spazio interno come avviene in tutti i sindacati militari europei e nelle nostre forze di Polizia”.
Ora la palla passa al Senato, dove il ddl Corda è arrivato in Commissione Difesa
E proprio ai senatori si rivolgono le forze armate perché possano “ripensare e modificare il ddl in corso di trattazione”. In questi anni, le associazioni sindacali nate dopo la sentenza della Corte Costituzionale (autorizzate in gran parte dall’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta in attesa della legge), hanno condotto una lunga battaglia per arrivare ad un testo di legge largamente condiviso. Ma nel corso del tempo, sempre più spesso è emersa la mancanza di volontà politica di fornire al mondo militare una rappresentanza sindacale adeguata.
Un aspetto che emerge anche nella nota diffusa da Usic, l’Unione sindacale italiana dei carabinieri, che aderisce alla manifestazione del 7 ottobre: “L’importante iniziativa nasce dall’aver preso atto che al momento non vi è volontà Parlamentare nel voler concedere ai militari quei diritti sindacali già propri del mondo civile con lo Statuto dei lavoratori. Noi il 7 ottobre avremo il privilegio di manifestare per i nostri diritti e per il nostro futuro ed allo stesso tempo ci auspichiamo che il Governo ed il Parlamento tutto, trovi quel coraggio e quella coesione per modificare al Senato la Legge sulla sindacalizzazione militare in modo che riconosca il vero significato al termine sindacato”.