Piercamillo Davigo andrà in pensione il 20 ottobre, dopo 42 anni di servizio, ma – si legge sulla Stampa – il magistrato non ha nessuna intenzione di lasciare il Csm e questo rischia di diventare un problema. In una lettera, Davigo prova ad anticipare gli oppositori: parte la guerra di pareri legali, coinvolto anche il consigliere di Mattarella, ora a rischio c’è il processo Palamara.
Il Consiglio superiore della magistratura si prepara a un nuovo psicodramma. Davigo è infatti il consigliere più votato dai magistrati (2522 voti su 8mila), l’architrave della maggioranza che ha deciso con piglio moralizzatore le più importanti nomine dopo lo scandalo, e infine uno dei giudici del maxiprocesso disciplinare a Palamara&C. che domani entra nel vivo, annunciandosi come una Mani Pulite (Norimberga, per qualcuno) della magistratura.
Se Davigo resterà nel Csm (deciderà il Plenum), – prosegue la Stampa – inevitabili saranno i tempi supplementari giudiziari. Potrebbe far ricorso Carmelo Celentano, magistrato di Cassazione non eletto nel 2018, che dovrebbe subentrare a Davigo. Farebbero certamente ricorso Palamara, Ferri e gli altri convitati dell’hotel Champagne. Che già hanno invano provato a ricusare Davigo. Se condannati da lui, invocherebbero la «illegittima costituzione del giudice», fonte di nullità della sentenza. affaritaliani.it