Colpo di mano di Conte: la fiducia per blindare la porcata sui servizi segreti

Ormai nella maggioranza è il caos più completo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha infatti annunciato che il governo porrà la questione di fiducia al Senato sul cosiddetto Decreto Covid, quello che Conte ha licenziato per prorogare lo stato d’emergenza fino al prossimo ottobre. Una scelta sorprendente se si considera che erano appena una trentina gli emendamenti presentati alla Camera Alta che l’aula avrebbe dovuto esaminare.

Ma la ragione della stretta starebbe tutta nella richiesta di modifica, firmata da svariati senatori grillini, che mirava ad archiviare la contestatissima norma riguardante i vertici dei servizi segreti infilata nel decreto. Sostanzialmente, con quel comma il governo ha reso illimitate le proroghe dei vertici dei servizi, sebbene entro i limiti temporali già stabiliti nelle leggi precedenti. Traducendo: se prima il secondo mandato dei vari direttori poteva durare al massimo quattro anni, con il decreto Covid i quattro anni restano, ma i rinnovi possono essere infiniti. Paradossalmente, un direttore dei servizi potrebbe essere prorogato ogni due mesi, di fatto precarizzando il suo incarico e rendendolo “supino” a Palazzo Chigi. Particolare non indifferente, Giuseppe Conte ha tenuto per sè la delega ai servizi segreti, particolare di fatto inedito nella storia della Repubblica.

Una serie di circostanze che avevano fatto gridare allo scandalo le opposizioni ma che, di fatto, hanno fatto storcere il naso anche a diversi settori della maggioranza se è vero che erano stati gli stessi senatori a Cinque stelle a presentare l’emendamento per bloccare quella modifica.

«Ormai nella maggioranza volano gli stracci. Per non spaccarla, il Governo Conte si è visto costretto a buttare la palla in tribuna ponendo la questione di fiducia al decreto Covid ed evitare così il voto sull’emendamento, a firma M5S, sui servizi segreti. Democrazia parlamentare umiliata. Esecutivo giallorosso ai titoli di coda». Lo dice il deputato della Lega Riccardo Molinari.

L’annuncio della fiducia, fatto in Aula dal ministro Federico D’Incà, è stato commentato con amarezza dalla deputata Federica Dieni, tra i firmatari della sospensione dei lavori dell’Aula. «La normativa che riguarda i Servizi, quindi la sicurezza nazionale, non riguarda alcuni o pochi ma tutti. Sono profondamente contrariata» dal voto di fiducia «e voglio che resti agli atti». Tanti tra i firmatari dell’emendamento della discordia promettono battaglia: «conteranno parecchie diserzioni sul voto di fiducia – dice all’AdnKronos un big grillino tra i firmatari della proposta di modifica – siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo…».

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