I Pm non indagano sulla Ong che aveva contatti con i trafficanti

Trafficanti a bordo della Open Arms al largo della Libia – Parla il titolare di una società che operava a bordo delle navi: «I volontari ricevevano messaggi su whatsapp prima di partire per recuperare i gommoni. E sulla Open Arms c’è un video…»
Nel Canale di Sicilia il confine tra legale e illegale diventa sottilissimo. Da tempo diverse procure italiane sono a caccia di una prova che riesca a confermare i sospetti che da tempo gravano sulle Organizzazioni non governative che operano al largo della Libia. Tra queste, la Open Arms – ovvero l’imbarcazione oggi al centro dell’ennesimo scontro all’interno del nostro esecutivo – è certamente una delle più discusse.

I volontari spagnoli sono stati a lungo indagati dalla procura di Catania (archiviati a maggio) per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Il tutto per lo sbarco a Pozzallo avvenuto a marzo del 2018 di 218 migranti. Poi c’è un’altra questione: un video diffuso circa un anno fa nel quale si mostra chiaramente un gommone di miliziani libici accostare la Open Arms e salire a bordo per fare due chiacchiere con il capitano. I trafficanti sono armati e spiegano dove andare a intercettare i gommoni in partenza dalle coste africane. Un fatto a dir poco curioso, secondo Cristian Ricci, titolare della IMI Security Service, che ha passato settimane a bordo dei barconi per garantirne la sicurezza. Ricci – già noto alla stampa come “il grande accusatore” delle Ong – da tempo ritiene che la magistratura dovrebbe andare a fondo in questa storia. La ragione: «Dalle nostre segnalazioni è nata un’indagine della procura di Trapani. Denunciavamo delle cose che erano poco chiare».

In pratica, lui e i suoi uomini hanno rilevato frequenti contatti con gli scafisti per individuare le aree giuste dove effettuare i soccorsi. E non solo: «Prima di tutto, quel che noi abbiamo denunciato è la scarsa collaborazione delle Organizzazioni non governative con le autorità. Una specie di censura sui nostri rapporti con la polizia. Certi soccorsi ci venivano dettati da un messaggio ricevuto su whatsapp direttamente dal capitano della nave. Come se loro sapessero dove andare. Ne ho parlato con la polizia e da lì è nata l’idea di mettere sotto copertura delle persone e evidenziare delle prove». Per andare a caccia di qualche evidenza, infatti, i pm hanno provato a far salire a bordo di varie imbarcazioni alcuni infiltrati. Una serie di indagini che, tuttavia, non ha portato ancora a nulla: «C’è ancora il sequestro della Juventa. Ci sono delle fasi di indagine che si prolungano da anni».

Talvolta, però, sul web spunta qualche video imbarazzante. Uno di questi, come dicevamo, coinvolge la Open Arms: «Si vede salire a bordo della nave un uomo in mimetica, si nota benissimo che non si tratta della Guardia di costiera libica, non c’è alcuna livrea sulla nave. Sono chiaramente dei trafficanti». Tutti armati. Il nordafricano parla con il capitano dell’equipaggio spagnolo e gli spiega (dietro specifica richiesta) da dove partiranno presto altri gommoni. «Io personalmente una scena così non l’ho mai vista. Questo non è soccorso, è qualcosa di artefatto. Io so che tu interverrai quindi li butto là, sapendo che tu li roccoglierai. Il soccorso è tutta un’altra cosa».

Libero quotidiano – – 18 Aug 2019 L.MOT.