Namibia, la Germania offre 10 milioni per riparare il massacro di 80mila persone

Namibia respinge offerta Germania per riparazioni a massacri. Non c’è solo l’Olocausto a infangare la storia della Germania nella prima metà del ‘900: tra il 1904 e il 1908, dunque prima del nazismo, nell’allora colonia tedesca della Namibia, le truppe del Secondo Reich repressero nel sangue la rivolta delle etnie Herero e Nama, uccidendo circa 80mila persone. Nel 2004, Berlino si è scusata formalmente con il Paese africano e ha avviato dei colloqui con l’impegno di provvedere a un risarcimento per il genocidio compiuto. Ma dopo 15 anni, l’intesa sui costi di riparazione è ancora in alto mare: il presidente della Namibia Hage Geingob ha fatto sapere che il suo governo ha respinto l’ultma offerta tedesca, definendola “inaccettabile”.

Stando a quanto riferisce il Guardian, infatti, la Germania ha messo sul piatto 10 milioni di euro. Una cifra lontana, e non di poco, dai 5 miliardi che i discendenti delle vittime di quella repressione chiedono da tempo. Ruprecht Polenz, inviato speciale del governo tedesco per i negoziati, non ha smentito il ‘grande rifiuto’, che arriva in un momento in cui il movimento Black Lives Matter sta riportando al centro dell’attenzione internazionale i crimini coloniali commessi da diversi Paesi occidentali, in particolare in Africa. “Ciò che conta – ha detto Polenz – è che i negoziati siano in corso e sono ancora ottimista sul fatto che si possa trovare una soluzione. La Germania vuole essere all’altezza della sua responsabilità morale e politica”.

Come in altre precedenti dichiarazioni ufficiali, il governo tedesco evita di usare la parola “riparazioni”. Secondo il Guardian, il timore è che sdoganare il termine in via ufficiale possa fornire un appiglio legale per future richieste di compensazioni da parte di Polonia, Grecia o Italia per i crimini commessi dal nazismo durante la Secondo guerra mondiale. Un funzionario namibiano coinvolto nei negoziati ha detto che la Germania ha proposto di descrivere gli eventuali pagamenti come “guarigione delle ferite”.

Ma al di là dei termini, resta il fatto che la vicenda sta riportando alla luce un’altra macchia del passato tedesco. La Germania, come l’Italia, si lanciò in ritardo nella corsa coloniale. Quando lo fece, nel 1884, si fiondò nella costa sud-occidentale dell’Africa, confiscando terre e saccheggiando il bestiame. Il peggio, però, le truppe lo riservarono alla popolazione civile con violenze, stupri e omicidi di matrice razzista. Nel 1904, la tribù degli Herero si ribellò, trovando il supporto dei Nama. Ma la risposta dei governanti tedeschi fu feroce: buona parte della popolazione fu respinta nel deserto con scorte di acque e cibo insufficienti. Un’altra parte morì nei campi di concentramento. Secondo alcuni storici, il successivo Olocausto trovò spunto proprio dal massacro namibiano.

La violenza coloniale del Secondo Reich ebbe fine all’indomani del primo conflitto mondiale, quando la Germania fu costretta ad abbandonare la Namibia e l’altra colonia africana, la Tanzania. La stessa Tanzania ha detto di osservare da vicino i colloqui tra Berlino e Namibia perché interessata a chiedere simili compensazioni (anche lì le truppe tedesche usarono il pugno duro contro chi si ribellava).

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