Svezia e Olanda: omicidi e guerre tra narcotrafficanti, allarme criminalità

In Svezia, l’ultima sparatoia, la numero 61 dall’inizio dell’anno solo nella capitale Stoccolma, ha fatto una vittima innocente, una dodicenne la cui morte ha scosso l’opinione pubblica, che adesso chiede al governo più sicurezza. In Olanda, nel giro di pochi gioni le cronache hanno registrato un 19enne morto per un accoltellamento in pieno giorno e un 24enne ucciso a colpi di pistola in una spiaggia affollata, pare come punizione per aver tentato il furto di un rolex. Senza dimenticare la più grande raffineria di cocaina mai scoperta nel Paese, gestita da un network criminale composto da olandesi e colombiani a Nijeveen, non molto lontano dal confine con la Germania. Non si tratta di fatti isolati, ma degli ultimi casi di cronaca di due ricchi Paesi del Nord Europa che stanno cominciando a fare i conti con tassi di criminalità sempre più preoccupanti.

La Svezia, a dire il vero, nel panorama criminale europeo non è più una novità da tempo. Gli ultimi dati Eurostat per tasso di omicidi volontari (2018) la piazzano ai primi posti nell’Ue, mentre per indice di criminalità è prima (seconda solo all’Ucraina se si considera l’intera regione Europa). L’Olanda, invece, continua a sembrare un’isola felice se ci si basa sulle statistiche. Ma le cronache degli ultimi due anni mostrano un aumento preoccupante dei casi di omicidi, quasi tutti legati al mondo della droga. Tanto che alcuni cominciano a inserire i Paesi bassi nella lista dei “narco-Stati”.

“Abbiamo decisamente le caratteristiche di un narco-Stato”, ammise Jan Struijs, leader del più grande sindacato di polizia olandese nel 2019 dopo l’omicidio di un avvocato che stava lavorando a un caso di droga. “Certo, non siamo il Messico. Non abbiamo 14.400 omicidi. Ma se guardi alle infrastrutture, ai grandi soldi guadagnati dalla criminalità organizzata, all’economia parallela. Sì, abbiamo un narco-Stato”. Il dito di una parte dei media olandesi è stato a lungo puntato nei confronti dell’immigrazione, in particolare della comunità marocchina. Ma le varie operazioni di polizia che si sono succedute negli ultimi mesi hanno rilevato che in Olanda i traffici hanno diverse bandiere, compresa quella nazionale.

La mega raffineria scoperta in questi giorni nel Nord-Est del Paese, per esempio, era gestita da olandesi e alcuni membri di un cartello colombiano. La polizia ha sottolineato di aver dovuto lavorare 3 giorni per “spegnere” gli impianti, a causa del rischio per la salute dovuto alle sostanze chimiche processate all’interno. Secondo l’ispettore dell’unità specializzata che ha compiuto il raid, “la capacità di produzione va dai 150 ai 200 kg di cocaina al giorno, per un valore compreso tra 4,5 e 6 milioni di euro”.

Intorno alla droga, poi, si sta sviluppando una micro-criminalità sempre più violenta: solo nell’ultima settimana, due giovani sono stati uccisi per motivi – pare- futili, e in pieno giorno: uno accoltellato, l’altro perforato dai proiettili di un uomo a cui, sostiene la polizia, la vittima stava rubando un rolex. Pochi mesi fa fece scalpore la ‘stanza delle torture’ rinvenuta al confine con il Belgio: due container con pareti insonorizzate, manette legate al suolo, una sedia da dentista, bisturi, cesoie, seghe, nastro adesivo.

Anche in Svezia il crimine è sempre più violento. Nei primi sei mesi del 2020, solo a Stoccolma, ci sono state 61 sparatorie, che hanno provocato otto morti e 27 feriti. Nello stesso periodo dell’anno scorso, le cifre erano 40 sparatorie, 10 morti e 14 feriti. L’ultima sparatoia, come dicevamo, ha provocato la morte di una dodicenne e ha scatenato forti proteste da parte della società civile e dell’opposizione politica. Il governo socialdemocratico guidato da Stefan Lofven ha promesso da tempo il pugno duro nei confronti delle gang criminali, ma i risultati tardano ad arrivare.

Tre anni fa, il governo ha fissato l’obiettivo di aggiungere 10mila poliziotti entro il 2024, ossia un aumento del 30% delle forze attualmente i campo (30mila). “Una delle maggiori sfide del nostro tempo è equipaggiare ed espandere il servizio di polizia in modo da poter affrontare questi criminali che stanno affliggendo la società”, ha detto il ministro degli Interni Damberg dopo la sparatoria della ragazza di 12 anni. Ma secondo il capo della polizia svedese, Stefan Hector, questi sforzi hanno bisogno di essere sostenuti da altre misure, e non solo di sicurezza tout court: “È fondamentale per la polizia svedese che altre parti della società facciano la loro parte nel ridurre l’afflusso di giovani alla criminalità, e intendo gli sforzi all’interno delle scuole, nel mercato del lavoro, per le condizioni di vita delle famiglie. Quando la polizia è coinvolta, spesso è troppo tardi”, ha detto a Politico.“

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