Un vero e proprio “centro di illecito guadagno e di cointeressi, per il consolidamento dei rapporti personali e professionali dei gestori, in particolare del Sindaco, e per il rafforzamento della sua influenza politica nel territorio, il tutto con grave danno ai principi del buon andamento, imparzialità, legalità e trasparenza della Pubblica amministrazione”.
Era quello che era diventato, riferiscono gli investigatori, il centro di accoglienza per migranti di Varapodio secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri della Compagnia di Taurianova e dalla Procura di Palmi diretta da Ottavio Sferlazza con l’inchiesta “Cara accoglienza” nella quale sono indagate sei persone tra le quali il sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari.
Tra le altre cose, secondo l’accusa, il sindaco, avrebbe affidato la convenzione per la gestione del centro alla società cooperativa sociale “Itaca” – con il legale rappresentante della quale aveva consolidati rapporti di collaborazione, amicizia e cointeresse – in cambio dell’assunzione, con contratti di prestazione di lavoro occasionale, di persone a lui legate da rapporti di collaborazione, anche politica e di amicizia.
Tra queste, viene contestata l’assunzione di due consiglieri di maggioranza e della moglie di uno dei due, privi di specifica competenza, che ricevevano un contribuito mensile anticipato dalla Cooperativa e poi rimborsato dal Comune. Per l’assunzione di uno dei consiglieri, il legale rappresentate della coop è accusato anche di peculato. In una fase di tensione politica con il Sindaco infatti, per evitare che il consigliere rompesse i rapporti politici con Fazzolari, il gestore della società, secondo l’accusa, avrebbe distratto parte dei corrispettivi versati dal Comune di Varapodio per pagare al dipendente 200 euro in più al mese rispetto a quanto stabilito dal contratto di collaborazione.