Il Coronavirus resta un’emergenza, ma se la decisione del governo verrà messa in atto il problema grosso sarà fronteggiare i licenziamenti. Pd e M5s sembrano infatti – si legge su Repubblica – aver trovato un’intesa sulla data per la fine dello stop ai licenziamenti: fine novembre. Vale a dire che dal 1° dicembre i datori di lavoro in difficoltà potranno chiudere i contratti con i lavoratori. Sindacati sul piede di guerra.
Landini: “I lavoratori mantengano il posto o sarà scontro sociale. Tutti i licenziamenti – spiega il segretario della Cgil a Repubblica – vanno bloccati fino a fine anno e i contratti nazionali devono essere rinnovati. Altrimenti per Cgil, Cisl e Uil sarà sciopero generale. Non vogliamo lo scontro, è il momento di coesione e responsabilità, anche delle imprese. Perché se si perde il treno degli aiuti della Ue «non ci sarà un secondo tempo e tra qualche anno saremo fuori dall’Europa e in declino industriale”.
Alla fine l’asse tra 5 Stelle e Pd affonda la data del 15 ottobre (contenuta in tutte le bozze del decreto di Agosto scritte alla Presidenza del Consiglio). Nello stesso tempo, – prosegue Repubblica – non passa la richiesta dei grillini e dei sindacati di bloccare i licenziamenti fino al 31 dicembre. Arrivare a fine anno significherebbe assestare uno schiaffo alla Confindustria, che denuncia: volete «pietrificare » la nostra economia come se il Covid fosse ancora al massimo della sua potenza.
Ci sono poi problemi di incostituzionalità che il premier (e giurista) Conte ha ben chiari. Il 15 ottobre scadrà l’emergenza nazionale per il coronavirus. Fino a quel giorno sono legittime misure straordinarie. E se probabilmente è possibile prolungare lo stop dei licenziamenti per alcune altre settimane di novembre, la data del 31 dicembre innescherebbe un balletto di ricorsi, in nome della libertà d’impresa violata. affaritaliani.it