Nonostante il continuo surplus del bilancio di conto corrente dell’Italia, la nostra economia sconta “investimenti strutturalmente bassi, con passività verso l’estero che rimangono elevate e una grande quota del debito pubblico” in mano straniera (in realtà, circa il 35%). E’ il quadro disegnato dal Fondo Monetario Internazionale nell’External Sector Report in cui segnala come “una volta superata la crisi sanitaria, sono necessarie politiche per migliorare la competitività per sostenere la crescita e ridurre il debito pubblico a medio termine”
.In particolare “anche se la posizione esterna dell’Italia rimane in linea” con quelli che sono i parametri fondamentali, per il Fondo “saranno necessari un consolidamento fiscale credibile a medio termine e sforzi per rafforzare ulteriormente i bilanci bancari per ridurre le vulnerabilità esterne e mantenere la fiducia degli investitori”.
Le riforme strutturali – continua l’analisi – “accrescerebbero la competitività delle esportazioni ma aumenterebbero anche gli investimenti“.L’Fmi segnala una progressiva riduzione dello squilibrio di TARGET2 sceso al 25% del PIL nel 2019 dai livelli preoccupanti degli anni precedenti, ma si tratta – ammonisce – di un fenomeno legato “in parte all’afflusso di riserve verso le banche italiane” a seguito delle nuove compensazioni sugli interessi, introdotte dalla Bce (il cosiddetto tiering). Peraltro, “questa tendenza si è invertita all’inizio del 2020” anche “a seguito di deflussi di non residenti” mentre “l’elevato debito pubblico continua a rappresentare una vulnerabilità chiave per l’economia italiana”. (Adnkronos)