di Federico Garau – – Potrebbe essere partito da un luogo di preghiera in cui alcuni dei contagiati, bengalesi di religione islamica, si sarebbero radunati senza seguire alcuna delle indicazioni di precauzione e di distanziamento sociale previste dall’emergenza Coronavirus, il contagio che nelle ultime ore sta creando più di qualche preoccupazione a Jesolo (Venezia).
È proprio per ricostruire questa situazione e tentare di risalire a tutti i partecipanti che si è attivata l’Ussl 4, allertata inizialmente da un numero preoccupante di positivi al Covid-19 tra i dipendenti di un ristorante del lido di Jesolo. Quello che dovrebbe essere il paziente zero, un cittadino del Bangladesh che lavora in cucina, aveva manifestato dei sintomi preoccupanti qualche giorno fa: la visita dal medico, poi il tampone faringeo in ospedale. Confermata la positività, lo straniero non è stato ricoverato ma posto in isolamento all’interno della propria abitazione.
Dopo l’allarme, ovviamente, sono stati effettuati dei controlli anche sugli altri dipendenti del ristorante: i risultati avrebbero portato a galla altri tre casi di positività al Covid, tutti cittadini del Bangladesh che lavorano nella medesima cucina del paziente zero. Gli stranieri, asintomatici, sono finiti in isolamento in casa come già accaduto per il collega, mentre come da prassi il ristorante è stato chiuso in via precauzionale dalla Ussl 4, che si è subito messa al lavoro per ricostruire l’origine del primo contagio, anche sulla base dei racconti del bengalese.
Il sospetto più forte è che tutto abbia avuto origine da una preghiera di gruppo svolta dai bengalesi in un ambiente non ancora individuato, presumibilmente senza norme di distanziamento nè utilizzo di mascherine. Resta dunque una priorità individuare tale struttura di ritrovo: i sospetti ricadono per ora sulla zona di Cortellazzo e sull’area di piazza Mazzini, dove già i fedeli musulmani, numerosi nel litorale di Jesolo, si riunivano per pregare insieme. Secondo le forze di polizia, quindi, queste preghiere di gruppo si verificherebbero ancora nelle medesime zone già frequentate o magari in abitazioni private adibite ad hoc. La speranza delle autorità è quella di far luce sulla vicenda il prima possibile per evitare che possa venirsi a creare un nuovo e pericoloso focolaio.
Nel tentativo di stemperare il clima di tensione venutosi a creare è intervenuto il portavoce del comitato per la difesa dei diritti civili Francesco Esposito: “I nuovi casi di lavoratori stranieri risultati positivi al Covid-19 creano allarme e nuove tensioni a Jesolo. Riteniamo che il problema rientri nella normale casistica di contagi che si possono verificare e che si verificano normalmente anche con cittadini non necessariamente provenienti dall’estero”, dichiara l’uomo, come riportato da “Il Messaggero”. “Il sistema sanitario nazionale è oramai rodato e sa bene come fronteggiare la situazione mettendo in quarantena i contagiati. Non è quindi logico fomentare nuove paure che avrebbero l’unico risultato di danneggiare l’economia jesolana, una maldestra tattica politica in periodo elettorale”, conclude in modo polemico.