“Folle: anziché pensare a come dare ossigeno a imprese, partite Iva, artigiani, famiglie e cassintegrati stremati dal lockdown, la Regione Emilia-Romagna pensa ai campi algerini di cui è vietato sapere il numero e l’identità delle persone malgrado le risoluzioni dell’ONU e stanzia addirittura 1,2 milioni di euro per finanziare interventi di cooperazione internazionale”.
Così l’addetto dello Spazio Marocchino Italiano per la Solidarietà (SMIS) alle Relazioni Internazionali, Yassine Belkassem, commenta l’approvazione da parte della Giunta dell’Emilia-Romagna del bando rivolto a organizzazioni non governative, soggetti del terzo settore ed enti locali, che potranno presentare il proprio progetto entro il prossimo 7 settembre.
L’attivista italo-marocchino, nonché coordinatore nazionale delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia (RACMI), “contesta fermamente la giunta regionale nel descrivere il Marocco come “occupante” del Sahara Marocchino” e lancia allarme “sul gravissimo tentativo di finanziare progetti in una zona vietata per la circolazione dalle Nazioni Unite, cioè non sono “territori liberati” come pretende la regione o i reclutati dell’Algeria”. Tale finanziamento viola la legalità internazionale in questa zona”, prosegue Yassine.
“Ecco da che parte sta la neonata giunta: non dà soldi alle attività economiche in crisi o l’acquisto di mascherine e tutto che riguarda la Sanità, ma riesce violare la legalità internazionale a finanziare progetti nei campi in Algeria a Tindouf teatro di deviazione sistematica degli umanitari internazionali. L’emergenza Covid 19 dovrebbe fare non solo ripensare le priorità della Regione, ma anche di prendere in considerazione le denunce anti-deviazioni degli aiuti umanitari dell’UE in cosiddetti campi presentate ultimamente all’Unione Europea”, conclude Yassine chiedendo, “nel quadro della partecipazione attiva e democratica un incontro urgente con la regione Emilia Romagna”.
Ufficio Stampa di Spazio Marocchino Italiano per la Solidarietà (SMIS)