L’Ordine dei giornalisti un ostacolo alla professione: lo dice l’Europa. In tutta Europa i “rischi” connessi alle “influenze commerciali” o da parte dei proprietari delle testate giornalistiche sui contenuti sono “cresciuti” rispetto al 2017. E’ una delle conclusioni cui giunge un rapporto diffuso oggi dalla Commissione europea, realizzato dal Centro europeo per la libertà e il pluralismo dei media, che non considera solo Paesi Ue, ma anche altri come l’Albania, il Regno Unito e la Turchia.
Nel rapporto 2020, “solo 5 Paesi”, cioè Danimarca, Francia, Germania, Portogallo e Olanda, sono a rischio “basso” sotto questo profilo; altri 11 Paesi, tra cui l’Italia e la Spagna, sono a rischio “medio”, mentre 14 sono a rischio “alto”. Tra questi, oltre a diversi Paesi dell’Est e alla Turchia, figura anche la Svezia. Per quanto riguarda l’indice della protezione della libertà di espressione, 17 Paesi sono a rischio basso, 12 a rischio medio (tra questi c’è l’Italia) e uno, la Turchia, a rischio “alto”.
Per quanto riguarda l’indicatore dell’accesso alla professione giornalistica, 28 Paesi europei hanno rischio “basso”, mentre l’Italia è l’unico ad avere un rischio “medio”, dato che “il sistema dell’iscrizione all’Albo dei Giornalisti può essere interpretato, sulla base degli standard internazionali, come un ostacolo ingiustificato da superare per accedere alla professione“. Nella maggior parte degli altri Paesi europei, l’accesso alla professione è libero, con un sistema di registrazione o autorizzazione, sulla base di criteri “oggettivi, proporzionati e non discriminatori”. La Turchia ha un rischio “alto”.