Passato la fase della trattativa a #Bruxelles nel corso del Consiglio europeo straordinario, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato oggi appuntamento prima al Senato e poi alla Camera per informare il Parlamento sugli esiti del negoziato in Europa.
Ad attendere il Premier a Palazzo Madama, che ha celebrato con toni trionfalistici i soldi che dal prossimo anno arriveranno col RecoveryFund, c’era anche Alberto #Bagnai, capo del Dipartimento Economia della Lega. Nel suo intervento di risposta all’informativa urgente presentata da Conte, Bagnai ha messo i proverbiali puntini sulle i fornendo alcune note spesso tenute di lato nel dibattito pubblico.
“Signor Presidente, ho sentito il signor Presidente del Consiglio parlare di una risposta tempestiva dell’Europa ai nostri problemi; io ho visto che dopo sei mesi dall’inizio dell’emergenza ci si è riuniti e si è trovato un accordo politico dai contorni ancora indefiniti per procurarci, fra una decina di mesi, delle somme di cui probabilmente avremo anche bisogno. Non è questa la mia definizione di «tempestivo», ma del resto anche la mia definizione di «poderoso» è un po’ diversa da quella del signor Presidente del Consiglio, che ha un lessico tutto suo, ma comunque senz’altro coerente.
Ciò che preoccupa questa opposizione, che vuole essere responsabile, è che noi vorremmo essere convinti di essere di fronte a un passo storico e di vedere un film diverso da quello del 2012; però per esserne convinti dovremmo fare una cosa, per esempio non dovremmo leggere le carte né la stampa internazionale. Ha fatto bene chi mi ha preceduto a sostenere che fa parte del buon governo alimentare speranze nella Nazione e nel corpo elettorale, però purché non siano vane. Ad esempio io confesso a lei, signor Presidente del Consiglio, i miei limiti di economista e di persona che prova a leggere le carte, perché questa cifra di 209 miliardi di cui si sente tanto parlare nei documenti disponibili, in particolare nelle conclusioni adottate dal Consiglio, non sono riuscito a rinvenirla. Quello che si può rinvenire lo si vede nelle analisi che hanno fatto economisti familiari con questo argomento, per esempio penso alla dottoressa Silvia Merler, senz’altro non una leghista; con una serie di stime dichiarate tali dalla Commissione europea si può arrivare alla ragionevole ipotesi che l’Italia potrebbe avere appunto un’ottantina di miliardi di sussidi, ma occorre fare anche un’operazione di verità.
Dovremmo forse ricordare che il bilancio dell’Unione europea è un bilancio a saldo zero e che quindi se 750 miliardi escono, 750 miliardi entrano, quindi non si può parlare dei 209 miliardi che si asserisce arriverebbero all’Italia, senza che questo risulti per tabulas, senza chiarire in quanti anni e quanto ci mette l’Italia, perché quando si va a fare questo calcolo e si valuta nel complesso, come direbbe il nostro signor Presidente del Consiglio, in una logica di pacchetto quello che è successo a Bruxelles, si vede che in realtà l’Italia resta un contribuente netto del progetto e che quindi può anche darsi che questi prestiti aiutino a risolvere un problema di liquidità, ma sono comunque prestiti che paghiamo, nessuno ci sta regalando niente.
Un certo tono trionfalistico verso un’Europa che non sarà più come prima risulta, quindi, a mio parere, smentito. Abbiamo quindi un prestito che non risolve i nostri problemi di liquidità, ma questa è anche abbastanza normale, perché il piano che l’Europa propone è intitolato all’Europa della prossima generazione, quello che noi vorremmo capire è come arriviamo alla prossima generazione nel quadro di disfacimento del tessuto socio-economico del Paese che tanti colleghi hanno evidenziato. Sarò grato, quindi, se potrò rivolgermi magari allo staff tecnico del Presidente del Consiglio e avere l’evidenza da dove si evince questo dato di 209, perché non è una banalità. Quando gli italiani si accorgeranno che in realtà non abbiamo scoperto lo Scrigno degli zecchini d’oro, credo che ci sarà un rimbalzo. A me sembra in realtà che il film sia esattamente lo stesso: abbiamo una maggioranza che è oggi, per caso, quella stessa che aveva sostenuto come un passo storico il completamento dell’Unione bancaria e che esultava per questo decisivo passo dell’Europa. Anche l’opposizione è la stessa: noi dicevamo di stare attenti perché c’era il bail in, che era una cosa pericolosa. Chi aveva ragione lo ha detto la storia e noi ancora ne siamo addolorati, perché non abbiamo dimenticato le vittime di quella catastrofe, e chi ha ragione oggi lo dirà la storia. Grazie, signor Presidente”.