“Con l’unanimità ogni nano si sente un gigante”. Nel suo editoriale sul Messaggero, Romano Prodi picchia duro come non mai su Mark Rutte, il premier olandese che sta tenendo in scacco il Consiglio Ue pretendendo il diritto di veto (difficile) e la riduzione (molto probabile) degli aiuti previsti dal Recovery Fund, per di più con un riallineamento dei contributi a fondo perduto con quelli in prestito. Uno schiaffo all’Italia, e ai Paesi del Sud. “Un Paese di poche centinaia di migliaia di abitanti può bloccare il funzionamento di un’istituzione che comprende centinaia di milioni di cittadini”, tuona l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea.
“Come è naturale – scrive il Professore – l’Olanda difende i suoi interessi ed i suoi obiettivi politici. I suoi interessi, da quelli fiscali a quelli commerciali, le permettono di mantenere una posizione privilegiata nei confronti dell’Unione, ma il suo principale obiettivo è quello di costruire un’Europa esclusivamente mercantile e assolutamente estranea ad ogni disegno di unione politica ed economica. Non è una posizione nuova nella tradizione olandese. Voglio solo ricordare che molti decenni fa, quando in caso di decisioni urgenti da prendere a Bruxelles, non potevano arrivare in tempo le istruzioni del governo italiano, vigeva la cosiddetta legge di Fracassi, cioè di votare contro i Paesi Bassi. Questo perché, nonostante l’istintiva simpatia fra i due popoli, che ancora fortunatamente continua, la concezione italiana dell’Unione europea è radicalmente diversa da quella olandese”.
Adesso, sottolinea ancora Prodi, si aggiunge un fatto nuovo: “Fino a pochi mesi fa l’Olanda aveva lasciato giocare alla Gran Bretagna il ruolo del poliziotto cattivo mentre ora, di fronte ad una sostanziale alleanza della Commissione europea con Germania, Francia, Italia e Spagna, è obbligata a esporsi direttamente. E continuerà a farlo finché la regola dell’unanimità lo permetterà”. Il giudizio dell’ex leader dell’Ulivo sull’operato del premier Giuseppe Conte è positivo, “ma è chiaro che, se non si ridimensiona il ruolo del Consiglio europeo rispetto a quello della Commissione e del Parlamento e non si supera il voto all’unanimità, l’Unione europea continuerà ad esaurirsi in mediazioni senza fine e perderà per sempre ogni ruolo nella politica mondiale”. liberoquotidiano.it