Le due nuove relazioni del Prof. Meluzzi e della Dr.ssa Notargiovanni altro non sono che la conferma delle relazioni della c.d. figure istituzionali che si sono susseguite negli anni all’interno del processo che la mamma Giada Giunti sta portando avanti per riavere suo figlio..
In sostanza affermano la pericolosità del padre, confermando che l’affido deve essere rivisto immediatamente perché danneggia il figlio.
UN ESTRATTO DELLE CONCLUSIONI del Prof. Alessandro Meluzzi:
“Discussione clinica e psichiatrico forense
ho esaminato il manuale clinico diagnostico e anamnestico del minore J.
Inoltre, ho raccolto un’anamnesi anche documentale-visuale degli ultimi incontri del minore stesso con la madre, nonché valutazioni sul rapporto tra lo stesso con le figure genitoriali sia
in relazione alla vita intrapsichica sia in relazione alle dinamiche interpersonali e relazionali. Ho anche preso visione di tutta la documentazione clinica che riguarda il signor Cioffi, padre del minore
si evince nel momento presente il quadro di una grave sofferenza del minore per la sostanziale condizione di ablazione e alienazione della figura materna, espulsa sostanzialmente dalla vita emozionale del minore ostacolata oggettivamente nel poter esercitare adeguatamente ed efficacemente la propria figura genitoriale.
Oggettivamente ostacolato non solo dall‘ex marito, Enea Cioffi, CHE SOTTO MINACCIA IL RICATTO HA INTERFERITO NEL RAPPORTO MADRE- FIGLIO, ma anche dai servizi sociali che, pur riconoscendo inadeguatezza del signor Cioffi, HANNO IGNORATO LA VOLONTÀ DI J DI PERMANERE CON LA MADRE. Infatti, sebbene J. abbia fin dal 12esimo anno di età la possibilità giuridica di esprimersi, non è mai stato ascoltato dalle autorità competenti.
Come dimostrano i documenti giudiziari, il minore ha di esprimersi, dichiarando la sua riluttanza ad avvicinarsi alla figura paterna E LA SUA INCROLLABILE SICUREZZA NEL VOLER STARE A CONTATTO CON LA MADRE.
La signora giunta esprime un altissimo livello di motivazione di sofferenza nel non poter attualmente esercitare la propria figura materna. Una condizione che non è, il mio giudizio virgola in nessun modo giustificata dalle condizioni psichiche della signora Giunti, che appare e in totale assenza di variabili psicopatologiche caratteriali o qualsiasi tipo di disturbo. Inoltre, non si può non tener conto della richiesta impellente e cogente del bambino di poter recuperare con la madre un rapporto emotivamente ed affettivamente adeguato. Come già detto, IL MINORE È ESPRESSO IN PIÙ SEDI LA VOLONTÀ DI STARE CON LA MAMMA.
volontà che può essere rintracciata sia nelle relazioni dei servizi sociali e degli educatori sia nelle registrazioni audiovisive che vedono il minore come protagonista.
Le condizioni attuali dell’ affido e gli oggettivi ostacoli interposti dalla figura paterna e dai Servizi, rendono la situazione altamente gravissima e ad altissimo pericolo per la salute del minore, come accade nelle condizioni di alienazione parentale e in particolare della figura materna e in fasi di età come quella descritta e che riguarda J.
Il minore, come emerge dai molteplici certificati medici adotti, si trova in una condizione di altissimo rischio fisiologico e psicologico. IL MINORE È CELIACO, ma continua a essere alimentato con cibi contenenti glutine che gli impedisce di crescere di svilupparsi e provocargli gravi sofferenze fisiche.
Dal punto di vista psicologico il bambino è a rischio, perché affidato una figura genitoriale, il padre ENEA CIOFFI CHE VIENE RICONOSCIUTO COME PERICOLOSO AFFETTO DA UN DISTURBO DI PERSONALITÀ NON MEGLIO IDENTIFICATO SE NON COME DISTURBO DEL PENSIERO. Inoltre, il signor Enea Cioffi, come da carte giuridiche addotte, non solo è stato in passato trovato in possesso di sostanze stupefacenti, di cui faceva uso, ma è stato riconosciuto dal tribunale in presenza di COMPORTAMENTI REITERATI DI MALTRATTAMENTO, IN PRESENZA DEL FIGLIO MINORE.
In J. avvenuto un cambiamento a causa della costruzione che ha subito. Il fatto di rimanere inascoltato ha prodotto lui una precipitazione dell’autostima e della stima negli adulti.
Pertanto, SE LA FIDO NON VERRÀ RIVISTO ALLORA VERRÀ MESSA A REPENTAGLIO LA PROGNOSI QUAOAD VITAM E QUOAD VALETUDINEM DEL MINORE .
Non si cesserà mai abbastanza di sottolineare, come in questa fase dell’età, IL RUOLO DELLA FIGURA MATERNA CON RELAZIONI DI ATTACCAMENTO A BASE SICURA RAPPRESENTA UNA CONDIZIONE ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE ED INSOSTITUIBILE PER LO SVILUPPO DEL BAMBINO E DELL’ADOLESCENTE.
L’assenza di interiorizzazione, infatti, di una FIGURA MATERNA POSITIVA – che rappresenta non soltanto in questa fase dello sviluppo pre-adolescenziale ma in generale la raffigurazione dell’immagine femminile – rischia di produrre nel bambino, e poi nell’adolescente, gravi disturbi nella sfera dell’ emotività ma anche dell’identità e della sessualità. Disturbi che potrebbero essere ancora più gravi in presenza di una FIGURA PATERNA PERCEPITA COME INADEGUATA E/O PERICOLOSA, come dimostrano le VOLONTÀ DEGENERATE DEL SIGNOR CIOFFI E I SUOI SCONSIDERATI GESTI A SCAPITO DEL FIGLIO per colpire una figura femminile odiata, quale la moglie.
Questa condizione patologica, attualmente perpetrata per ragioni assolutamente immotivate – a mio giudizio – alla luce stessa delle valutazioni cliniche fin qui effettuate e dalle carte processuali, rappresenta per l’adolescente un gravissimo rischio per la propria prognosi quoad vitam e quoad valetudinem.
Qualora questa condizione dovesse mantenersi, si realizzerebbe una condizione patologica del minore, PROBABILMENTE RESA IRREPARABILE CON DANNI IRREVERSIBILI NELLO SVILUPPO DELICATO DELLA SUA PERSONALITÀ, come ben si evince da tutta la trattatistica della psicologia evolutiva.
PERTANTO, RITENGO SIA IMPROROGABILE LA REVISIONE DELL’ AFFIDO ESCLUSIVO A FAVORE DEL PADRE PER CONSENTIRE A J. UNO SVILUPPO EQUILIBRATO GRAZIE ALLA PRESENZA DELLA FIGURA MATERNA.
Allo stesso tempo mi è impossibile non sottolineare, come da affermazioni relate del minore e in generale da dati anamnestici virgola che si evinca un atteggiamento di esclusione da parte del padre, che esercita le funzioni tutoriali e genitoriali, di alcune qualità comportamentali e di alcuni tratti del desiderio, oltre che dalle competenze sociali, che il minore rileva.
Quella più clamorosa, dalla quale mi pare di poter partire è quello che riguarda il TENNIS, elemento nel quale il minore esercitava delle indiscutibili competenze un VERO E PROPRIO TALENTO che in questo modo appare ingiustificatamente coartato.
Allo stesso modo, si evince dalle richieste del minore la possibilità di poter dilatare ed estendere in modo, per lo meno, naturale propri rapporti con la figura materna che è stata, invece, violentemente immotivatamente espulsa dalla scena della sua vita emozionale e, in generale, dai suoi desideri e dalle sue prospettive BEN CHIARAMENTE DELINEATI E FISIOLOGICAMENTE ESPRESSI. La voce del minore, sebbene la legge consente l’ascolto dal 12esimo anno di vita, è rimasta non ascoltata, privando J. di un diritto inalienabile, riconosciuto anche dall’Onu come sacrosanto.
Se questa situazione dovesse stabilizzarsi e dovesse cronicizzarsi, allontanando ulteriormente la figura materna, ci troveremo di fronte al PARADOSSO DI UNA MENOMAZIONE AFFETTIVA che, non avendo alcuna vera e propria ragione di protezione del minore nei confronti di elementi disturbanti, rappresenterebbe un GRAVISSIMO VULNUS per la sua vita e non soltanto impedirebbe un suo armonioso complessivo sviluppo personologico e psichico, non soltanto danneggerebbe il suo sviluppo fisico per ciò che attiene le competenze sportive, come quella DEL TENNIS, ma rappresenterebbe anche un’irreparabile DISTRUZIONE di quell’interiorizzazione di una figura femminile rassicurante con la riproposizione di dinamiche, invece, di tipo nevrotico, addirittura psicoticizzante, che potrebbero disvelarsi poi al momento della vita adulta.
Come già sostenuto, è evidente che il cambiamento in negativo sia già venuto in J. che si è chiuso in se stesso, reputando inefficace il suo rapporto con gli adulti.
RITENGO, QUINDI, CHE SIA IMPROCRASTINABILE MODIFICARE LE ATTUALI CONDIZIONI DELL’ AFFIDO AFFINCHÉ CESSINO IL GRAVISSIMO RISCHIO E LA SOFFERENZA CUI IL MINORE È SOTTOPOSTO E VENGA RIMARGINATA LA LESIONE GRAVISSIMA NEI CONFRONTI DELLA SIGNORA GIUNTI PER CIÒ CHE ATTIENE AL PROPRIO EQUILIBRIO AFFETTIVO E AL PROPRIO IRRINUNCIABILE RUOLO MATERNO”.
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Relazione della dr.ssa Notargiovanni.
“Azienda ospedaliera Sant’Andrea, Facoltà di Medicina e Psicologia
Oggetto: RICHIESTA DI REVISIONE DELLA SENTENZA DI AFFIDO ESCLUSIVO DEL MINORE J.
In relazione alla controversa vicenda che vede, ormai da anni, il minore J. al centro di una disputa tra i suoi genitori, disputa che ha determinato l’affidamento dello stesso al padre, si vuole mettere in risalto l’importanza di rivedere la sentenza che ha portato a tale scelta in quanto è fondamentale rivalutare, imperativamente, il ruolo della figura materna che è centrale ed inconfutabile.
nel caso in oggetto l’affidamento del minore al padre suona non solo come una vendetta ed una punizione nei confronti della madre sulla quale si tende a far ricadere virgola in via esclusiva, la colpa del fallimento del matrimonio, ma fa supporre, altresì, la sua incapacità di svolgere al meglio la funzione materna.
Come già indicato dalla convenzione sui diritti dell’infanzia dell’ONU, poi diventata legge dello Stato, viene affermato il diritto del bambino alla genitorialità e quindi virgola in virtù di tale principio, deve essere favorito al massimo il mantenimento di un rapporto continuato tra bambino e genitore.
Altra cosa da sottolineare la precisa volontà di J. di stare con sua madre, cosa che ha sempre manifestato ancor prima che fosse emessa la sentenza di affidamento al padre e che si evince anche dai numerosi audiovisivi che riprendono la signora giunti, mamma di J., ed il figlio nel periodo in cui il bambino si trovava ospite presso la casa famiglia di Massarosa (incontri protetti).
Sarebbe fondamentale ascoltare la volontà di J. per garantirgli IL PRINCIPIO DEL SUPERIORE INTERESSE DEL MINORE, finalizzato a promuovere il suo benessere psicofisico a privilegiare l’assetto di interessi più favorevoli ad una sua crescita e maturazione sana ed equilibrata.
bisogna sempre ricordare che l’intreccio tra i legami di coniugalità e genitorialità Viene messo a dura prova in caso di separazione e divorzio, in quanto l’esercizio delle funzioni genitoriali, spesso critico nella famiglia unita, deve essere gestito, modificato e rinnovato nel diverso assetto familiare.
L’elemento patologizzante non è la separazione in sè, ma sono il tipo e la qualità della relazione che caratterizza la coppia genitoriale di J. In questo caso il fattore preoccupante è la perdita di un rapporto continuativo con la madre e, di conseguenza, la deprivazione delle funzioni genitoriali che ad essa competono.
E’ invece fondamentale la sua vicinanza, sia fisica che affettiva, il figlio, vicinanza che assolve la funzione materna protettiva, allo scopo di fornire al minore vissuti di sicurezza ed equilibrio.
Al contrario, la minaccia di perdita, legata all’assenza di questa importante funzione, può provocare l insorgenza di ansia, collera e dolore che vengono conservati nel profondo e possono generare pericolose disfunzionalità durante la crescita e la formazione del minore.
Roma, 1.6.2020
Dottoressa Paola Notargiovanni “