GENOVA , 20 luglio 2008 – A Genova, nel luglio del 2001, durante i giorni del G8, un contingente di militari e agenti dei servizi statunitensi era stato autorizzato all’uso delle armi sul territorio italiano, ed era pronto a sparare per fermare eventuali aggressioni ai propri rappresentanti istituzionali. E’ una novità assoluta, quella rivelata in un documento di 20 pagine depositato pochi giorni fa nell’ufficio impugnazioni del tribunale di Genova. Si tratta del ricorso con il quale il sostituto procuratore generale di Genova, Ezio Castaldi, chiede il processo d’appello per alcuni dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio che, nel dicembre scorso, mentre molti vennero condannati a pene pesantissime, evitarono una sentenza più dura.
Accadde perché il tribunale riconobbe ai cosiddetti “disobbedienti” coinvolti negli scontri di via Tolemaide, di essersi ritrovati in una situazione di guerriglia originata da un errore del plotone di carabinieri il quale, diretto in altra parte della città, deviò e caricò all’improvviso il corteo delle tute bianche, dando così il via agli scontri.
Castaldi, nel ricostruire quegli eventi, critica l’interpretazione del tribunale, sostiene che la maggior parte dei manifestanti presenti in via Tolemaide aveva intenzioni non pacifiche e giustifica quindi l’operato delle forze dell’ordine e dello stesso contingente dei carabinieri. Per dare forza a quest’impostazione rivela un retroscena fino ad oggi sconosciuto.
“… Le forze dell’ordine – scrive a pagina 6 – dovevano impedire che entrassero in azione, e con mezzi estremi, le forze di sicurezza degli stessi stati partecipanti al G8”.
Non si parla di pochi agenti della security del presidente George W. Bush. “Dette forze di sicurezza – continua infatti l’ex procuratore di Tempio Pausania – , per lo più statunitensi, erano infatti ampiamente dislocate nella “zona rossa” a tutela ravvicinata e diretta dell’incolumità personale dei capi di Stato presenti a Genova: ed erano pronte alla reazione immediata ed armata. Su ciò nessun dubbio è possibile… “.
(L’ambasciatore USA, nel 2001, era Mel Sembler, ndr)