Di Elena Barlozzari – – Le foibe? “È tutta una balla questa, non era vero niente”. Le parole pronunciate lunedì scorso da Boris Pahor, scrittore triestino della minoranza slovena, continuano ad echeggiare. Soprattutto nella testa di chi da anni si occupa di mantenere vivo il ricordo delle atrocità che si sono consumate sul confine orientale.
Gente come Massimiliano Lacota, 48 anni, presidente dell’Unione degli Istriani ed esule di seconda generazione. Lunedì scorso era sintonizzato su Telequattro per seguire la diretta della riconsegna dell’hotel Balkan di Trieste alla comunità slovena. È stato lui uno dei primi a denunciare le dichiarazioni negazioniste rese dall’anziano scrittore, intercettato dall’emittente triestina poco prima di essere insignito della onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica italiana.
Uno scivolone inatteso, che ha lasciato il segno e lo ha spinto a scrivere una lettera al capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Signor Presidente della Repubblica, le scrivo per manifestare lo sdegno più vivo per le parole proferite dallo scrittore Boris Pahor ancor prima di ricevere dalle sue mani l’onorificenza”, si legge nell’incipit della missiva che Il Giornale.it ha potuto visionare in esclusiva.
Per chi come Lacota ha una buona memoria storica, è stato come un dejavù. La mente è ritornata indietro nel tempo, al 2 ottobre del 1969, giorno in cui l’allora presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, concesse lo stesso riconoscimento al boia delle foibe. “Dopo anni di accorati appelli e di richieste formali, finalizzate alla revoca della massima decorazione elargita nell’ottobre 1969 al Maresciallo della Jugoslavia, Josip Broz Tito, mandante delle stragi che hanno colpito migliaia di italiani, nostri conterranei istriani, fiumani e dalmati, abbiamo dovuto assistere ad una sorta di bis. E questo, davvero, non ce lo aspettavamo”, continua la missiva.
Quindi la richiesta: “Caro Presidente Mattarella, l’unica strada per ridare dignità alle onorificenze della Repubblica italiana, è quella di annullare immediatamente quella conferita a Boris Pahor lo scorso 13 luglio 2020. Il vilipendio di un intero popolo costretto alla diaspora per scampare al genocidio, non può essere premiato con gli onori dell’Italia”.
“Ricevere gli onori del capo dello Stato e fare dichiarazioni negazioniste su una tragedia che ha visto migliaia di italiani uccisi per mano del regime comunista di Tito pone più di qualche dubbio sulla opportunità di tale scelta”, è invece il commento del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che presenterà un’interrogazione parlamentare.