“Le foibe sono una balla”. E Mattarella lo nomina Cavaliere di Gran Croce

Di Elena Barlozzari – – “Vorrei vivere almeno fino al 13 luglio. Spero che mi invitino a dire la mia”. Sono le parole affidate lo scorso aprile a Il Corriere della Sera da Boris Pahor, scrittore triestino della minoranza slovena, che il 26 agosto taglierà il traguardo dei 107 anni. L’anziano si augurava di poter assistere alla restituzione dell’hotel Balkan, ex sede del giornale sloveno “Narodni Dom”, alla sua comunità. Lo stesso che all’età di sette anni vide bruciare. Un gesto attribuito agli squadristi triestini, in risposta alle violenze anti-italiane che si erano registrate a Spalato. Erano gli anni in cui lungo il confine orientale infuriavano le tensioni nazionaliste.

Sono passati cento anni da allora. I tempi sono cambiati. Lo dimostrano gli scatti che ritraggono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e l’omologo sloveno, Borut Pahor, mentre rendono omaggio agli infoibati di Basovizza e ai quattro fucilati del Tigr.

Ed oggi i due capi di Stato hanno anche siglato l’atto che sancisce il ritorno dell’edificio di via Fabio Filzi alla comunità slovena. La cerimonia è proseguita con la consegna a Boris Pahor di due onorificenze. Mattarella lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Borut Pahor gli ha conferito la “Red za izredne zasluge”, l’Ordine al merito straordinario della Repubblica slovena.

“Dedico le onorificenze a tutti i morti che ho conosciuto nel campo di concentramento, e alle vittime del nazifascismo e della dittatura comunista”, è stato il commento del centenario.

Dichiarazioni opposte a quelle rese dall’anziano ai microfoni dell’emittente locale Tele4, che lo ha intercettato poco prima della cerimonia. “Professor Pahor è contento di questo omaggio?”. “Molto”, risponde l’anziano, facendo riferimento ad una lettera di protesta inviata a Mattarella qualche mese fa.

Non erano piaciute a Pahor le parole pronunciate dal capo dello Stato in occasione del Giorno del Ricordo. Perché? “Ha fatto un attacco all’armata jugoslava che ha gettato nelle foibe non so quanti italiani”, ricorda lo scrittore. Poi l’inaspettato scivolone: “È tutta una balla questa, non era vero niente”.

Un commento che Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani, definisce “bruttissimo”. “Bel modo – annota polemico – di dire grazie al nostro Paese per averlo insignito della più alta onorificenza, non vi pare?”. “In passato – ricorda Lacota – Pahor denunciò attraverso un libro i crimini partigiani commessi a guerra finita, e lo apprezzai molto, ora queste frasi pronunciate poco prima di essere ricevuto da Mattarella sono uno sgarbo che non possiamo comprendere nè accettare”.

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