Di Valeria Di Corrado – – Va avanti come un treno l’inchiesta della Corte dei conti del Lazio sugli emolumenti «extra» che avrebbe indebitamente percepito Domenico Arcuri nella veste di amministratore delegato della società Invitalia, partecipata al cento per cento dal ministero dell’Economia e delle Finanze.
Giovedì i finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Roma, su ordine del vice procuratore Massimo Lasalvia, hanno notificato all’attuale commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza Covid-19 un atto di costituzione in mora, con il quale si chiede ad Arcuri e ad altre 14 persone di restituire entro 10 giorni all’erario 1,9 milioni di euro. Con questo atto si interrompe infatti il termine della prescrizione, che nella giustizia contabile è di 5 anni.
L’indagine è partita quando, il 7 dicembre 2016, la sezione del Controllo sugli enti della Corte dei conti ha trasmesso alla procura regionale del Lazio le criticità riscontrate dal controllo eseguito dai magistrati sulla gestione finanziaria relativa all’anno 2014 dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e sviluppo d’impresa spa (Invitalia). Secondo la nuova normativa, infatti, tale società avrebbe dovuto adeguare il compenso dell’amministratore delegato all’80% del limite massimo retributivo di 240.000 euro annui, cioè di 192.000 euro annui. Allo stesso modo avrebbe dovuto adeguare il compenso del presidente del consiglio di amministrazione al limite massimo del 30% dell’ad, cioè a 57.600 euro. È emerso… [—]