Attentato No Tav: chiodi a tre punte in autostrada per bloccare la polizia

Di Patricia Tagliaferri – Ripartono i lavori della Tav e torna la violenza del movimento che si oppone all’opera. Questa volta poteva andare a finire male, perché disseminare chiodi a tre punte sull’autostrada Torino-Bardonecchia per bloccare i mezzi delle forze dell’ordine vuol dire mettere in conto di poter coinvolgere anche le auto di altri viaggiatori.

Per fortuna sabato sera in val di Susa, all’interno della galleria Cels sulla A32, l’azione contro il cantiere della linea ad Alta Velocità Torino-Lione si è risolta con le ruote bucate di una colonna di veicoli del reparto mobile della polizia diretti al cantiere di Chiomonte. Nessun danno alle altre macchine. Un vero e proprio «agguato», secondo il Siulp, che «poteva finire in tragedia». «La fermezza degli autisti degli automezzi ha consentito di evitare il peggio per tutti», denuncia il sindacato di polizia che invoca «tolleranza zero». Per il segretario generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo, occorre «agire nei confronti di questi malavitosi che, intrisi di ideologie violente e anti-Stato, stanno elevando pericolosamente il livello dello scontro. Non è più possibile sperare in atti di responsabilità da parte di chi per decenni ha costretto le forze dell’ordine e l’Autorità dello Stato a continui e pressanti servizi di contenimento, prevenzione e repressione, per garantire la costruzione della Tav che, piaccia o non piaccia, è stata voluta dal potere legislativo».

Sull’episodio indaga la Digos, mentre si moltiplicano le voci di chi chiede risposte diverse da quelle adottate fin qui a questa escalation di violenza. Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione Fsp Polizia di Stato, ritiene che quanto avvenuto sia a tutti gli effetti un «attentato di stampo terroristico». «Disseminare un’autostrada di chiodi a tre punte significa attentare indiscriminatamente alla vita di chiunque e potenzialmente causare una strage», dice.

Anche Vincenzo Chianese, segretario generale di Es Polizia, parla di «terrorismo di piazza». «Come ogni fenomeno terroristico – dice – lo si può fermare solo isolandone i protagonisti. Per questo tutte le forze politiche hanno oggi il preciso obbligo morale di far sentire subito e forte la loro voce». […]

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