Vaticano, commissariata mitica “Fabbrica di San Pietro”

Piazza San Pietro

Che il nuovo “codice degli appalti” promulgato dal Papa il primo giugno non fosse maquillage lo si intuiva già scorrendo il denso articolato. Non era scontato, però, che meno di un mese dopo scattassero, in contemporanea, indagini della magistratura vaticana, con tanto di sequestro di computer, e il commissariamento di una delle maggiori centrali di lavori in affidamento, la mitica “Fabbrica di San Pietro”.

Creata nel 1523 da papa Clemente VII, essa era inizialmente una commissione di sessanta periti con il compito di curare la costruzione e l’amministrazione della Basilica. Secoli dopo, con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus del 1988, papa Giovanni Paolo II stabilì che “la Fabbrica di San Pietro secondo le proprie leggi continuerà ad occuparsi di tutto quanto riguarda la Basilica del Principe degli Apostoli sia per la conservazione e il decoro dell’edificio sia per la disciplina interna dei custodi e dei pellegrini che accedono per visitare il tempio”. Una istituzione gloriosa, a capo della gestione della basilica che rappresenta il centro mondiale della cattolicità, che il successore di Pietro ha deciso di commissariare proprio nel giorno dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno.”

A seguito della recente promulgazione del Motu Proprio ‘Sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano'”, si legge in una nota diramata dalla sala stampa vaticana, “il Santo Padre, in data 29 giugno corrente, ha nominato Commissario Straordinario per la Fabbrica di San Pietro il Nunzio Apostolico Sua Ecc.za Mons. Mario Giordana, affidandogli l’incarico di aggiornare gli Statuti, fare chiarezza sull’amministrazione e riorganizzare gli uffici amministrativo e tecnico della Fabbrica. In questo delicato compito il Commissario sarà coadiuvato da una commissione. Tale scelta – prosegue la nota – segue anche una segnalazione proveniente dagli uffici del Revisore Generale, che ha portato, questa mattina, all’acquisizione di documenti e apparati elettronici presso gli uffici tecnico e amministrativo della Fabbrica di San Pietro. Quest’ultima operazione è stata autorizzata con decreto del Promotore di Giustizia del Tribunale, Gian Piero Milano, e dell’Aggiunto, Alessandro Diddi, previa informativa alla Segreteria di Stato”.

Vi è dunque già una indagine in corso avviata – come già avvenuto per lo scandalo della compravendita di un immobile a Londra – non dall’esterno ma dallo stesso sistema vaticano di “anticorpi” avviato da Benedetto XVI e rafforzato da Francesco: il revisore, ossia una sorta di Consiglo di Stato che fa le pulci sui bilanci interi, e la pubblica accusa (l’aggiunto, in particolare, è un avvocato noto alle cronache giudiziarie romane per aver difeso un imputato dell’inchiesta sul “mondo di mezzo”).

Se vi sarà rinvio a giudizio e processo, a giudicare sarà il collegio presieduto da Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo di Roma.