Negerhütte, in tedesco, diventa semplicemente Capanna Nera. Il nome era ritenuto troppo razzista. Ovviamente l’aggettivo ‘negra’, nella versione con la ‘g’ utilizzata nel Novecento per molti toponimi, era già caduto in disuso e sostituito con il più corretto ‘nera’. Il rifugio si trova a Corvara in Badia, nel cuore delle Dolomiti altoatesine.
Il termine ‘neger’ era rimasto solo in tedesco. Peccato che nella lingua madre dell’Alto Adige ‘nero’ si dica ‘schwarz’. Il termine ‘neger’ può essere riferito, in dialetto, a qualcosa di scuro, non propriamente nero. Ed infatti è stato il colore del legno, scurito per renderlo più resistente al sole ed alle intemperie, a dare il nome al rifugio.
Questa, almeno, la versione dei gestori, che hanno però accettato di mantenere solamente il nome in italiano, Capanna Nera, dopo una petizione lanciata proprio da alcuni tedeschi, che evidentemente nella loro lingua avevano avvertito la scorrettezza del termine. La petizione, rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, aveva raccolto 7mila firme.
Ecco cosa scrivono su Facebook i gestori
Nella speranza di una comprensione più chiara, vogliamo spiegare che dietro il suo nome non ci sono motivazioni razziste. Per proteggere dal vento e dal tempo il legno con cui era costruita la capanna è stato dipinto nero con carbonileum, a cui deve il nome di origine latino (niger = nero). Il nome non è assolutamente collegato a una popolazione.
Ci opponiamo apertamente a qualsiasi forma di razzismo, xenofobia e discriminazione. Ogni ospite, indipendentemente dall’origine, è sempre stato e benvenuto. Naturalmente comprendiamo il malcontento pubblico e prendiamo provvedimenti affinché la nostra tradizionale capanna da sci rimanga un luogo accogliente per tutti”. “