Criticò la magistratura: Salvini a processo. Inchiesta autorizzata da Bonafede

Di Federico Garau – –  Vilipendio dell’ordine giudiziario. Questo il capo di imputazione contestato a Matteo Salvini e dal quale l’ex ministro dell’Interno dovrà difendersi in un’aula del tribunale di Torino lunedì 19 ottobre, udienza prevista per lo scorso 2 marzo, ma che poi venne rinviata a causa dello scoppio improvviso dell’emergenza coronavirus sull’intero territorio nazionale.

La procura della Repubblica di Torino aveva aperto un fascicolo a causa delle frasi pronunciate dal leader del Carroccio durante un comizio tenuto presso il Palasport di Collegno durante il 14 di febbraio del 2016, ritenute lesive nei confronti della magistratura. Salvini aveva parlato dell’inchiesta “Spese Pazze”, nella quale erano rimasti coinvolti alcuni colleghi di partito della Liguria e del Piemonte: risultato di questa la condanna a 3 anni e 5 mesi di Edoardo Rixi, allora vicesegretario.

“Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana che è un cancro da estirpare”, aveva tuonato allora Salvini dal suo palco. Una frase che non aveva lasciato per nulla indifferente il procuratore della repubblica di Torino, in quel momento Armando Spataro, il quale non aveva perso tempo a procedere nei confronti dell’allora europarlamentare leader del Carroccio. Un fascicolo aperto tra l’altro poco prima di andare in pensione, e successivamente affidato alle cure del successore, ovvero il procuratore aggiunto Emilio Gatti.

Numerose le sollecitazioni inoltrate al ministero della Giustizia per poter procedere nei confronti di Salvini, con Bonafede che autorizzò l’inchiesta dopo circa due anni e mezzo dal fatto incriminato. Una decisione che sollevò un vespaio di polemiche, con la legale del leader della Lega che chiese immediatamente di ridefinire il caso, in realtà più vicino ad una “diffamazione” piuttosto che ad un “vilipendio”. Una richiesta rispedita al mittente da parte del giudice incaricato. “Bisogna distinguere tra corpo della magistratura e ordine giudiziario. Così come tra il vilipendio, che è un attacco al potere giudiziario e alla sua funzione, e la diffamazione”, aveva dichiarato allora Claudia Eccher. “Le parole di Matteo Salvini sono state una legittima espressione di critica verso quei giudici che, nell’esercizio delle loro funzioni, fanno attività politica e avvelenano l’operato degli altri magistrati”.

L’avvocato ha commentato anche nelle scorse ore la notizia del prossimo processo, ribadendo ancora una volta “la piena disponibilità da parte di Salvini a partecipare all’udienza”.

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