Cacciato dall’Anm per lo scandalo intercettazioni, sin da subito Luca Palamara ha minacciato vendetta. “Non farò da capro espiatorio”, “farò i nomi”. E la toga che insultava Matteo Salvini non ha perso tempo. Inizia a fare nomi, a raccontare il “sistema”. Lo fa anche in un’intervista al Fatto Quotidiano, dove tira in ballo subito il Pd. “Quante persone in questi anni sono venute da me a proporsi?”, premette. E aggiunge di essere determinato a “dimostrarlo in qualunque sede”.
Ma a chi si riferisce? “A Eugenio Albamonte e Donatella Ferranti, per esempio. Per quanto mi risulta, si sono frequentati come io ho incontrato Luca Lotti e Cosimo Ferri. Non credo che abbiano parlato solo di calcio”. Ritiene insomma che abbiano discusso di nomine negli uffici giudiziari? “Diciamo che non lo posso escludere. Esisteva anche un rapporto tra Ferranti ed il vice presidente del Csm David Ermini: erano compagni di partito”.
Per intendersi, Albamonte è segretario della corrente Area ed ex presidente dell’Anm. Ferranti invece è un magistrato, ex deputata Pd. “Che facevano a cena insieme Albamonte e Ferranti?”, incalza Palamara. Per inciso, la Ferranti nelle chat intercettate di Palamara si interessa una sola volta alla nomina di un ufficio giudiziario: chiede a Palamara, a novembre 2017, di fare da “garante” per Francesco Salzano come avvocato generale. Nessuna richiesta personale. E Palamara, riferendosi a quelle intercettazioni, aggiunge tagliente: “Possiamo escludere non ne abbia parlato con con Albamonte?”. liberoquotidiano.it