DAGOREPORT dagospia.com – Ma lo sa la Procura di Bergamo, che l’ha nominato consulente nell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza da coronavirus, che il professor Crisanti non è né un microbiologo né un virologo, ma soltanto un parassitologo che all’Imperial collega di Londra si occupava di zanzare?
Ma lo sa la Procura di Brescia che Crisanti non ha mai visto neppure col cannocchiale un paziente né tantomeno un piano di sanità pubblica, quello strumento che ha salvato il Veneto dal fare la fine di Lombardia e Piemonte, del cui successo epidemiologico Zaia ha sempre tributato gli onori a Francesca Russo, siciliana tutta d’un pezzo che dirige il Dipartimento di Prevenzione della Regione?
Lo sa, infine, la Procura di Brescia, che il Professor Crisanti è in Veneto da pochi mesi e non ha mai fatto altro che refertare campioni a Padova nel più ampio (quasi 3 mila metri quadri di superficie) laboratorio d’Italia messogli a disposizione dalla Regione?
Sono le domande, condite con un filo di ironia e scetticismo, che la comunità scientifica si sta ponendo di fronte all’ennesima boutade di Crisanti che la tv e i giornali (sui quali sta molto più che in laboratorio) hanno trasformato nella superstar dei professori, il quale oggi ha definito come un cumulo di “chiacchiere” le anticipazioni di uno studio sulle cause della minor virulenza del Covid 19 condotto fra il San Matteo di Pavia, lo Spallanzani di Roma e la rete delle microbiologie venete.
Intanto, all’Università di Padova e nella prestigiosa e antichissima Scuola di Medicina, la rabbia sorda contro Crisanti che tratta tutti gli altri colleghi come degli sprovveduti, monta ogni giorno di più e il Rettore Rosario Rizzuto stenta ormai a contenerla.
Con la conseguenza che molti cervelli hanno preannunciato la fuga: non dall’Italia, ma da Crisanti.