Di Francesco Storace – L’ignoranza rossa se l’è presa anche con Filippo Corridoni, storica figura del sindacalismo nazionale, gli sturmtruppen che l’altra notte si sono messi a vandalizzare busti, strade e statue nella Capitale. La moda del momento è l’oltraggio ai Caduti figli della loro epoca. Corridoni, amico di Mussolini, non riuscì a diventare fascista, perché cadde nel 1915 combattendo contro gli austriaci. Ma gli scemi che ne hanno deturpato il busto al Pincio non lo sanno. E non sanno neppure che c’è una città marchigiana intitolata a lui, Corridonia, in provincia di Macerata: la cancelliamo?
Ignoranza rossa a Roma – A Roma si è scatenata una vergognosa opera di distruzione. Di notte hanno preteso di cambiare nome persino a via Amba Aradam, intitolata dalle iene uscite da chissà quale centro sociale a George Floyd. Che poveraccio è morto come sappiamo. Ma era lo stinco di santo a cui dedicare una strada della Città eterna? Pregiudicato. Problemi con la droga. Cinque anni di galera per rapina a mano armata. Questo è l’esempio da indicare alle future generazioni che cammineranno per le vie della Capitale?
Fra poco ci toccherà fare attenzione – con i nuovi eroi della lotta al colonialismo marmoreo – a viale Somalia, viale Eritrea, viale Libia… Non è che rischieranno conseguenze anche gli abitanti del quartiere Africano?
Nelle prove tecniche di ignoranza dell’altra notte poteva rientrare anche il Colosseo, dove in fondo morivano i gladiatori. Occhio, che qualcuno potrebbe rispondere distruggendo le targhe che ancora oggi indicano via Palmiro Togliatti come una delle arterie più grandi della città. E non era esattamente un tenerone….
Inginocchiatevi a quei monumenti – Ormai siamo alla follia iconoclasta, un talebano a Roma potrebbe intitolarsi un nuovo film di Alberto Sordi, e in fondo siamo anche nel suo Centenario. Dice nel video qui sotto il senatore De Vecchis a chi ha compiuto lo stupido gesto dell’altra notte, la parola che meritano: “Vergogna”. Perché altro giudizio non ci può essere per bande che scorrazzano contro le statue, dopo l’incredibile esempio offerto dai teppisti che si sono messi a caccia persino della memoria di Indro Montanelli.
Fa piacere che la Raggi abbia dato rapidamente ordine di intervento per la ripulitura dei busti e la cancellazione delle bravate. Ma faccia anche lei attenzione alla guerra delle parole. A furia di attaccare chi c’era prima e ora non c’è più arrivano quelli che la prendono in parola per distruggere tutto.
Pure così muore una tradizione, una civiltà, una Nazione che è fatta anche della propria memoria, di una storia che non può essere vivisezionata. Ci aveva provato persino la Boldrini, con le scempiaggini sull’Eur e persino sull’Obelisco del Foro Italico. Ecco, lì dovete inginocchiarvi, figli dell’ignoranza. Alla grandezza dei monumenti dell’Urbe e non alle devastazioni che scuotono l’America.