– Brutte notizie per Enrico Rossi: il governatore della Regione Toscana è indagato dalla Procura di Firenze in seguito a un esposto presentato direttamente da alcune compagnie locali relative all’aggiudicazione della maxigara da 4 miliardi di euro per il Trasporto pubblico locale su gomma. Ora il bando per 11 anni è finito sotto la lente di ingrandimento. Nel mirino vi sono altre sei persone: si tratta di due dirigenti regionali dell’area trasporti e dell’ufficio gare (Riccardo Buffoni e Ivana Malvaso) e quattro membri della commissione giudicatrice (il professor Mario Sebastiani, la dirigente dell’Istituto regionale programmazione economica Patrizia Lattarulo, l’ingegnera Gabriella Rolandelli e il professor Stefano Pozzoli).
Il presidente è stato raggiunto da un avviso di garanzia, per partecipare alla consulenza tecnica che si terrà venerdì prossimo. Nell’inchiesta sono contestati, a vario titolo, i reati di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità. A fine maggio è esplosa l’inchiesta, con diverse perquisizioni sia negli uffici della Regione sia nella sede della società aggiudicatrice del bando. Gli inquirenti stanno lavorando per tentare di capire se il percorso che ha portato all’aggiudicazione del bando sia stato perfettamente coerente con i criteri di legge o se vi siano state delle storture. Quest’ultima ipotesi è stata segnalata da un esposto di Mobit. L’appalto sarebbe dovuto diventare operativo da lunedì 1 giugno, ma a causa dell’emergenza Coronavirus la data è slittata di un mese.
“Querelo i calunniatori” – – Sulla questione è intervenuto Rossi in prima persona, che sul proprio profilo Facebook ha commentato la notizia: “A volte ricevere un avviso di garanzia è segno del fatto che si fanno cose importanti a favore dei cittadini e che si toccano interessi che non vogliono mettersi da parte e accettare gli esiti di gare regolari e trasparenti“. Il governatore ha puntato il dito contro la cordata di imprese (da cui tutto è partito) che ha fatto un esposto: a suo giudizio la giustizia amministrativa è stata usata in maniera strumentale, “facendo così ritardare il contratto con l’impresa vincente e quindi la partenza del servizio“.
Il presidente della Regione Toscana ritiene che le accuse ricevute siano “infamanti e ridicole“. Perciò ha lanciato un duro avvertimento a quelli che definisce dei veri e propri calunniatori: “Aspetto il momento giusto per procedere a querelare i calunniatori a cui consiglio di prepararsi a pagare per le loro diffamazioni“. Infine ha fatto notare che il contenzioso creatosi non solo avrebbe creato un danno alle casse regionale “di due milioni di euro per ogni mese“, ma avrebbe anche impedito ai cittadini “di beneficiare da anni di un trasporto pubblico locale moderno e con autobus nuovi“.