Delhi (AsiaNews) – Sale a 20 soldati indiani e 43 cinesi il numero delle vittime degli scontri sul confine himalayano tra India e Cina. La sera del 15 giugno truppe dei due Paesi si sono affrontate nella valle di Galwan, lungo la frontiera provvisoria (Line of Actual Control, Lac) che divide il Ladakh indiano dalla regione cinese dell’Aksai Chin.
I primi resoconti parlavano di tre militari indiani morti. Gli altri 17 sono deceduti per le ferite riportate, aggravate dalle basse temperature registrate nell’area. Pechino conferma di aver subito delle perdite, senza fornire cifre. I media indiani riportano che tra i caduti vi è anche il comandante locale delle truppe cinesi.
Il governo indiano ha dichiarato che le due parti si sono affrontate a mani nude con bastoni e sassi, senza l’ausilio di armi da fuoco. Delhi e Pechino si accusano a vicenda di aver oltrepassato la Lac, occupando porzioni di territorio conteso.
Nei giorni scorsi, i leader dei due Paesi avevano trovato un accordo per ridurre le tensioni lungo la frontiera. Secondo resoconti di stampa, dai primi di maggio India e Cina hanno ammassato migliaia di soldati nei pressi della valle di Galwan e dello Stato indiano del Sikkim. Pechino avrebbe inviato le sue truppe in risposta alla costruzione da parte indiana di una strada lungo il confine tra Ladakh e Aksai Chin.
I due Paesi condividono un confine di 3488 km nell’impervia regione himalayana, per il quale hanno combattuto un breve ma sanguinoso conflitto nel 1962. Delhi rivendica ampi settori dell’Aksai Chin (che i cinesi hanno ottenuto dal Pakistan); Pechino avanza pretese sullo Stato indiano dell’Arunachal Pradesh. Negli ultimi 45 anni le due Forze armate si sono fronteggiate diverse volte, senza registrare vittime. L’ultima crisi si era avuta nel 2017, quando i cinesi iniziarono a costruire una strada nell’altipiano di Doklam, un’area al confine con il Sikkim controllata dalla Cina ma rivendicata dal Bhutan, uno stretto alleato di Delhi.