“Turbativa d’asta e corruzione” sono i reati ipotizzati nell’ambito dell’operazione “Molosso”, che ha portato la guardia di finanza a perquisire una trentina tra ospedali, Asl, aziende e abitazioni private. Le indagini hanno interrotto, secondo le accuse, un “malcostume diffuso, fatto di gare d’appalto truccate e di ipotesi di corruzione all’interno della sanità piemontese”. Indagate, a vario titolo, 19 persone.
Nel mirino degli inquirenti cinque società, da cui sono stati sequestrati in via preventiva conti correnti riconducibili a tangenti ricevute da parte di uno degli indagati di Torino. Gli indagati sono 10 dipendenti di aziende sanitarie, per lo più infermieri, e 9 rappresentanti di società. Le indagini, iniziate lo scorso anno, non riguardano gli acquisti relativi all’emergenza coronavirus oggetto di accertamenti paralleli.
Gravi le ipotesi di reato con conseguenti danni patrimoniali ed economici al Servizio sanitario nazionale, a vantaggio, in particolare, di un’azienda torinese e di una multinazionale veneta leader nel settore della fornitura di prodotti e apparecchiature mediche. Procura e uomini del primo Nucleo operativo metropolitano della Gdf torinese indagano su alcune gare d’appalto sospette che potrebbero essere state preventivamente ed appositamente stilate per favorire la societa’ multinazionale oggetto di indagine la quale, ad avvenuta aggiudicazione, avrebbe potuto beneficiare di milioni di euro per la fornitura di camici e divise per medici e infermieri piemontesi.
All’ospedale di Alessandria le indagini avrebbero portato ad individuare la corruzione di un coordinatore infermieristico membro della commissione per la gara d’appalto attenzionata per la fornitura di prodotti e apparecchiature mediche chemioterapiche, favorendo una specifica società. tgcom24.mediaset.it