Polizia tributaria, entra in funzione il risparmiometro

Mettere le mani sui 100 e più miliardi di evasione fiscale, soldi che ogni anno sfuggono alle casse mai abbastanza piene del Fisco. E’ questa la sfida del governo, che mai come ora necessita di risorse necessarie per far fronte alla crisi innescata dal Coronavirus. Via dunque a controlli a tappeto con tutti gli strumenti necessari. Anche nuovi e purché efficaci. Tra questi prende piede anche il Risparmiometro, depositi e prelievi dal conto corrente che praticamente viene messo sotto controllo.

Insomma, il giro di vite innescato dalla Manovra di bilancio 2020, prevede che la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate abbiano poteri speciali di controllo a tappeto su ogni contribuente. Ogni mezzo possibile cioè per verificare le attività economiche e finanziarie dei cittadini e delle imprese attraverso i depositi bancari o postali.

Cos’è il risparmiometro – I movimenti sul conto corrente di ogni contribuente sono valutati attentamente attraverso il risparmiometro. Questo strumento altro non è che un algoritmo costruito per verificare la congruenza tra entrate e uscite sui conti correnti e dichiarazione dei redditi. L’algoritmo si concentra su quanto è depositato sul conto e quanto è il reddito dichiarato dal contribuente. Se il calcolo rivela una incongruenza scattano le verifica approfondite attraverso la superanagrafe. Un super database a disposizione dell’Agenzia delle Entrate in cui ci sono tutti i dati economici e finanziari di ogni azienda e cittadino.

Nel mirino depositi e prelievi – E all’ora cos’è che induce l’Agenzia delle entrate a far scattare i controlli sul conto: il caso classico è quello per cui in un conto di deposito si registrano solo entrate e non uscite, né prelevamenti e né pagamenti. In questo caso il Fisco fa un’indagine attraverso la superanagrafe e verifica se non vi siano movimenti con altri conti, seguendo la presunzione che il controllato abbia altre fonti di reddito non dichiarate da cui attinge per fare pagamenti.

Ma anche bonifici o pagamenti in uscita possono risvegliare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, in particolare quando sono superiori a 5mila euro. Il caso è quello in cui l’uscita non sia giustificata da un acquisto durevole come una casa, un’automobile o una motocicletta.  notizie.tiscali.it