“Non ho inventato io il sistema delle correnti, quindi identificare me come male assoluto è un’operazione che potrebbe far comodo a qualcuno”. Lo ha detto, ospite su La7 di ‘Non è l’Arena’, Luca Palamara, pm romano, ora sospeso, ed ex consigliere del Csm indagato a Perugia.
A chi fa comodo, “questo non lo dico”, ha aggiunto l’ex consigliere, che poi ha spiegato: “Si parla di una rete di Palamara che arriva dappertutto, più semplicemente il mio ruolo era mediare all’interno delle singole correnti, e il Csm è il luogo dove necessariamente occorre mediare per nominare un determinato dirigente di un ufficio”. Un sistema “che oggi si sta demonizzando ma che ha prodotto Melillo a Napoli, Gratteri a Catanzaro, Greco a Milano, il fior fiore degli inquirenti in Italia”.
“Si è affermato il carrierismo” all’interno del quale “il nostro sistema delle correnti penalizza chi alle correnti non appartiene”. E “le correnti togate del Csm hanno il peso preponderante – ha sottolineato – Voglio sfatare l’idea che il politico dall’esterno è in grado di incidere sul procuratore di turno”.
Subito dopo Palamara ha evidenziato che “la vicenda Falcone-Meli rappresenta ancora lo spartiacque delle nomine”, vale a dire se “premiare l’anzianità oppure il merito”. “Mi chiamavano tantissime persone perché avevo una funzione di rappresentanza” ed “ero diventato una sorta di riferimento per molti colleghi, ma non per il compimento di atti illeciti, ma perché attraverso la mia persona si riteneva potesse esserci la mediazione necessaria a smussare gli angoli”.
Quanto all’innesto di un trojan nel suo telefono portatile, ha osservato: “Ho anticipato il coronavirus: chi ha attuato il distanziamento sociale con me si è salvato”. ADNKRONOS