L’indicazione della procura era di spegnere tutto solo se Luca Palamara incontrava dei parlamentari. Lo scrive Il Fatto Quotidiano, che dà notizia di un messaggio inviato nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2019 dalla procura di Roma alla Guardia di finanza per ricordare l’unica regola: se emerge che il pm “sia prossimo a incontrare un parlamentare, sarà vostra cura non attivare il microfono perché non sarebbe più un’intercettazione diretta”.
C’è però una cena che nessun trojan ha intercettato, avvenuta tra l’altro in tempistiche sospette rispetto alla raccomandazione della procura: è quella del 9 maggio 20219 e vede Palamara a tavola con il suo procuratore capo, Giuseppe Pignatone, che è appena andato in pensione.
Della cena è rimasta soltanto qualche traccia: una risale alle 15.54 del 9 maggio, quando il trojan risulta perfettamente funzionante e intercetta Palamara mentre parla dell’incontro previsto per la sera con la compagna Daniela Attisani. Poi alle 18.08 il pm chiama il proprietario del ristorante per chiedergli l’orario della prenotazione, che è stata effettuata per otto persone. Dopodiché, evidenzia il Fatto, non si trova più alcuna traccia di conversazioni captate dal trojan fino al giorno successivo: “Siamo certi che nulla di penalmente rilevante, tantomeno imbarazzante – scrive Antonio Massari – sarebbe emerso dalle loro conversazioni in una cena di commiato tra amici. Ma il trojan di Palamara, che ha intercettato magistrati di ogni ordine e grado, quella sera fece cilecca”. liberoquotidiano.it