Davigo, davanti alle toghe rosse il giustizialismo si blocca

“L’errore italiano è stato sempre quello di dire aspettiamo le sentenze”. Così Piercamillo Davigo, ospite a Piazza Pulita, La7, accusato di giustizialismo. “Se invito a cena il mio vicino di casa e lo vedo uscire con la mia argenteria nelle tasche non devo aspettare la sentenza della Cassazione per non invitarlo di nuovo”, ha aggiunto il togato del Csm.

Davigo ha commentato il caso Palamara difendendo la gran parte dei magistrati non coinvolti dalle intercettazioni. “La maggior parte dei magistrati italiani è perbene, poi ce ne sono ‘permale’, il compito e’ distinguere”, ha detto. “Ho difficoltà a parlare di casi singoli perché altrimenti mi ricusano”, ha affermato Davigo (che fa parte del collegio disciplinare di Palazzo dei Marescialli) sottolineando che “la sezione disciplinare non può procedere d’ufficio, ma viene investita da richieste. La procura generale sta lavorando su un immenso materiale, se e quando arriveranno richieste, giudicheremo”

Quindi, l’ex magistrato di Mani pulite, ha raccontato un episodio: “Una sera ho partecipato a un dibattito qui a Roma, tra i relatori c’era Palamara: alla fine ho chiesto quale mezzo pubblico passasse di li’, lui ha sentito e mi ha dato un passaggio. Immagino avesse già il trojan attivato, ma non ci sono intercettazioni contro di me, perché io non faccio queste cose, e come me migliaia di magistrati seri non le fanno”.

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