di Giuseppe Matranga
“Palamara come il tonno” queste le parole del Presidente emerito Francesco Cossiga, che quasi dieci anni fa si esprimeva in diretta tv in merito al magistrato Palamara. Ad essere precisi il Presidente Cossiga quella sera si era confuso, non tanto sui complimenti rivolti al magistrato quanto in merito alla marca del Tonno, che in realtà chiamasi “Palmera” e non “Palamara”; poco importa, di fatto la telefonata di Cossiga non fece scalpore a suo tempo e forse venne piùttosto interpretata come il libero sfogo di una persona ormai stanca e molto anziana.
Eppure da un annetto a questa parte il nome di Palamara torna ad essere di primaria importanza, torna a cavalcare le prime pagine dei giornali, non di tutti purtroppo, ma questa è un’altra storia.
D’un tratto si scopre che molto probabilmente l’ente più importante di quel potere giudiziario, che insieme a quello legislativo ed esecutivo dovrebbero rappresentare nella loro indipendenza la garanzia della nostra democrazia, ci riferiamo al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), era manovrato come una marionetta nelle sue nomine, e che a muoverne i fili era quel tale Palamara “con la faccia da tonno” cit.
La notizia è scomoda, molto scomoda, mettendo in discussione la magistratura, tende a delegittimare lo stesso equilibrio dei poteri dello Stato, e dopo poche settimane perde l’interesse dei giornalisti, e conseguentemente abbandona la memoria dei lettori, specialmente i più ignari e superficiali.
Arriva il coronavirus, le restrizioni delle libertà, la crisi economica più grande degli ultimi 70 anni, le chiacchere presidenziali, i dpcm, le promesse non mantenute, i giochetti di governo, ma tutto a un tratto puff, ecco che riappare quel caso Palamara forte come un treno in corsa.
Beh , c’è da dire che anche se giornalisti e lettori si distraggono da un argomento, non fanno lo stesso gli inquirenti, e allora le indagini vanno avanti, così come vanno lentamente avanti anche lo spulciare delle intercettazioni telefoniche, e gli scambi dei messaggi Whatsapp tra il notabile Palamara e i suoi colleghi.
Viene fuori un po’ alla volta che tra magistrati non solo si discute di politica, ma si agisce giudizialmente nei confronti di quei politici che ad essi sono sgraditi.
“Non importa chi vince le elezioni, in Italia governa chi possiede la magistratura” F. Cossiga
I contatti tra Palamara, altri magistrati, ma anche attori, giornalisti, cantautori risultano adesso così frequenti e fitti, che danno oggi pienamente l’idea, sia di come non abbia mai sbagliato chi appellava col nome di “toghe rosse” l’intero ordine della magistratura, ma anche come noi semplici cittadini viviamo in un contesto del tutto falsato, nel quale le informazioni, così come anche le semplici dichiarazioni dei nostri beniamini, sono spesso frutto di un disegno ben orchestrato che mira a condizionare la nostra stessa idea della realtà che ci circonda, e non ci permette affatto di assimilare ciò che è verità ma solo l’interpretazione faziosa di essa, affinché noi stessi possiamo entrare a far parte di quello stesso spettacolo col ruolo di gregari senza neppure rendercene conto.
E così il nostro giornalista scrive le notizie, il nostro attore e cantante preferito, tutti insieme di concerto, si scagliano contro un qualsiasi protagonista della scena politica, noi accettiamo supinamente da ubbidiente popolo ovino l’idea che ci viene imposta, e quando andiamo a compilare la scheda elettorale siamo ben fieri di aver segnato X con quella soddisfacente sensazione di libertà e di indipendenza, quando invece non abbiamo fatto altro che legittimare democraticamente ciò che era già stato deciso dei nostri favoriti opinion leader.
Oggi è giornata di citazioni, e perciò voglio chiudere con quest’ultima, pronunciata di certo da un soggetto che dopo tanti anni nelle istituzioni figura ancora come una rara goccia d’acqua pura in un oceano di spazzatura, Carlo Martelli che con brevi parole pesanti come macigni dice: “ l’ANM andrebbe sciolta”.