«La prima regola che dico ai miei collaboratori è: intervistateli da soli, i positivi. A quattrocchi, senza che abbiano famigliari intorno, magari la moglie. Così possono dire tutto su chi hanno incontrato prima e dopo avere contratto il virus». Lo racconta Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della Asl Roma 1.
Da quella poltrona, comanda i detective del virus che agiscono nel cuore della Capitale. Esperti che vanno a caccia di chi è stato in contatto con i malati del Covid, gente sempre più spesso senza sintomi. Professionisti decisivi, soprattutto ora che si entra nella fase 2, per evitare che il morbo riprenda a moltiplicarsi senza controllo. Anche per questo sono previsti sopralluoghi nelle case dei sospetti positivi o sui posti di lavoro.
Non è un caso se il governo ha inserito quest’attività, il contact tracing, tra i parametri che formano l’indice di contagio di ciascuna regione. E la Pisana ha deciso di raddoppiarli, i detective del virus: da 100 esperti, nel Lazio si passerà a 200, pescando tra i medici già in forza al servizio sanitario ma anche assumendone di nuovi. Tempi di reclutamento: brevissimi. Un paio di settimane. Ad aiutarli in questo compito delicato ma anche molto artigianale – fatto di interviste, controlli incrociati sui dati, accertamenti sul posto – arriveranno 490 infermieri appena assunti. […]