Bonafede: “Chi entra in politica non farà più il magistrato”

“Blocco definitivo delle cosiddette porte girevoli fra politica e magistratura, chi sceglie di entrare in politica deve essere consapevole che non potrà tornare a fare il magistrato”. E’ uno dei punti della riforma del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, illustrato al Question Time alla Camera. “Infatti, con questa scelta – ha spiegato – si compromette l’essenza, anche solo in termini di immagine, di terzietà che deve contraddistinguere chi giudica i cittadini”.

“La magistratura del nostro Paese è stata investita da un anno a questa parte – ha evidenziato il ministro – da un vero e proprio terremoto. Una pagina dolorosa che ha fatto emergere dinamiche, nell’assegnazione di ruoli e incarichi, che possiamo definire inaccettabili. Una pagina che colpisce, innanzitutto – ha ricordato – la stragrande maggioranza dei magistrati che con spirito di servizio, ogni giorno, porta avanti, anche fra grandi difficoltà, la macchina della Giustizia”.

Per questo tre i “pilastri” della riforma del Consiglio superiore della magistratura Bonafede promette l’introduzione di “oggettivi criteri meritocratici nell’assegnazione degli incarichi da parte del Csm” e “un meccanismo elettivo che sfugga alle logiche correntizie”.

E “il progetto di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario non può più attendere – ha affermato Bonafede – . Un progetto normativo che già, prima dell’inizio dell’emergenze epidemiologica, era stato oggetto di ampio confronto e condivisione con la maggioranza e che nella stessa giornata di oggi porterò nuovamente sul tavolo di lavoro”.

“Ho sempre ripetuto che, da ministro della Giustizia non devo alimentare le polemiche, ma risolvere i problemi con azioni concrete e in questo senso – ha auspicato il Guardasigilli – auspico che si trovino possibili convergenze anche con le forze di opposizione”.  ADNKRONOS