Producevano false richieste di lavoro e falsificavano la frequenza dei corsi sulla sicurezza degli operai che invece erano “reclutati” quotidianamente e impiegati in oltre 30 cantieri tra Firenze, Prato e Pistoia: 10 persone sono finite in manette, mentre uno è irreperibile perché all’estero, in un’operazione della Squadra mobile di Firenze contro il “caporalato”.
Gli indagati sono indiziati inoltre, a vario titolo, di associazione per delinquere, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, impiego di lavoratori non in regola con le norme in materia di immigrazione e falsità ideologica nei certificati.
Le intercettazioni telefoniche hanno messo in luce l’attività illecita degli indagati e i ruoli a cui erano destinati; oltre a favorire la presenza degli stranieri irregolari sul territorio nazionale impiegavano alcune società per “regolarizzare” solo formalmente una parte degli oltre 100 lavoratori effettivi, di nazionalità sia italiana che straniera.
La procedura consolidata era semplice: gli stranieri venivano reclutati quotidianamente presso un punto di ritrovo nella città di Prato, trasportati sul luogo di lavoro con auto e pullmini e impiegati nella costruzione di case e negozi in oltre 30 cantieri tra diverse provincie italiane della Toscana.
A capo dell’organizzazione un cittadino egiziano di 41 anni con altri due uomini, il fratello di quest’ultimo e un uomo originario di Crotone. I loro stretti collaboratori, incaricati principalmente della gestione, del trasporto e del controllo degli operai, sarebbero stati invece tre cittadini magrebini. Il reclutamento dei lavoratori spettava ad altri 5 cittadini stranieri anch’essi, a loro volta, operai.
Tra gli indagati in stato di libertà, ci sono anche due fratelli di Prato che tramite la loro società attestavano falsamente la frequentazione di corsi sulla sicurezza degli operai affinché quest’ultimi risultassero più che qualificati.
Olivia Petillo