Il Coronavirus resta al centro dell’attenzione in tutta Italia. Mentre la fase 2 è ormai iniziata, si pensa alla cura per questa malattia in attesa del vaccino, che comunque gli esperti confermano che arriverà solo tra un anno se non di più. Tra le cure sperimentali più efficaci c’è quella di Giuseppe De Donno, la cura col plasma iperimmune. Il pneumologo di Mantova però esprime preoccupazione, intervistato dal Giornale per la decisione di lavorare il plasma dei pazienti guariti a livello industriale. “Si vuole spianare la strada ai prodotti di sintesi, verso i quali peraltro io non sono contrario. Ma ciò non vuole dire demonizzare il plasma convalescente. Gli industriali cercano profitto. Noi no. Il problema è quando il profitto collude con la scienza o con la politica. Vuol dire che il sistema ha delle pecche. Mostruose”.
Il pneumologo solleva anche un problema di conflitto di interessi all’interno del Pd. Il plasma dei donatori italiani guariti da Covid-19 finirà ad un’azienda privata per essere lavorato con standard industriali. Ad occuparsene sarà il colosso toscano Kedrion, di proprietà della famiglia Marcucci: Paolo è l’amministratore delegato, il fratello Andrea è capogruppo Pd al Senato. “È in conflitto di interessi”.
Sulla durata spiega: “Se neutralizzato può durare fino a sei mesi. Se non neutralizzato, molto di più. Il vantaggio però del plasma convalescente è che costa molto meno, segue la antigenemia del virus, pertanto gli anticorpi sono più specifici. Il plasma inoltre contiene sostanze antinfiammatorie che sicuramente in futuro dimostreranno avere un peso notevole nel miglioramento clinico”.
“Abbiamo visto – prosegue De Donno – che bassi livelli di testosterone correlano con la gravità di malattia. Questo dato, se confermato, potrà aprire nuovi ed importanti scenari anche nell’ambito della terapia. Sul plasma abbiamo sottomesso i dati a Jama. Siamo tutti ansiosi di sapere se verrà accettato”. affaritaliani.it
La terapia al plasma diventa business e finisce in mano a famiglia del senatore Pd