di Bonaria Corrias
Nel mondo vi è ormai la percezione diffusa che l’equilibrio della Terra sia fortemente minacciato da una serie di emergenze ambientali dovute principalmente a condotte di origine antropica, irrispettosi degli ecosistemi che in nome del progresso economico hanno provocato profondi mutamenti non sempre reversibili e talvolta incontrollabili. All’origine dei comportamenti antropici vi è la mano dell’uomo che assurge a sé quel valore morale dato solo agli esseri umani, sostenendo che solo essi hanno le capacità o le caratteristiche ontologiche eticamente rilevanti.
Detto questo, l’uomo non avrebbe nessuna responsabilità nei confronti della natura, in quanto le risorse presenti in essa sarebbero illimitate o comunque surrogabili. In pratica, gli antropocentrici hanno una fiducia smisurata nel potere umano, nelle tecnologie e, spesso, anche nel potere dell’economia di mercato per smorzare quei disequilibri che nascono dalla competizione, perno delle moderne società industriali.
La prevalenza utilitaristica dell’uomo, considerata da molti come causa della crisi ecologica viene vista come la manifestazione di una reale superiorità dell’uomo dovuta alla sua esclusiva capacità di progettare, rendersi consapevole del proprio destino e dunque anche di modificarlo attraverso le nuove soluzioni tecnologiche che egli stesso crea. Di fatto, l’antropizzazione ne è una prova sistematica di come l’uomo si inserisce nella modifica dell’ambiente e del territorio per soddisfare le proprie esigenze e migliorare la qualità della vita, spesso, a scapito dell’equilibrio ecologico e della salute.
Nelle interazioni tra la specie umana e l’ambiente non ci sarebbe spazio per l’etica. Un evidente esempio di antropizzazione è il passaggio tecnologico ed innovativo delle frequenze radiofoniche dal 4G al 5G e gli effetti che possono manifestarsi sull’ambiente e sulla salute umana. Il salto tecnologico, infatti, non esclude conseguenze negative dell’elettromagnetismo sia sull’ambiente che sulla salute pubblica. Conseguenze che possono comportare il depauperamento floristico delle nostre foreste, dei boschi e degli spazi verdi urbani. Uno dei primi dati che arrivano, sulla somministrazione delle infrastrutture dei segnali del 5G, sono le numerose denunce da parte di cittadini che vedono il proprio patrimonio arboreo venir meno con tagli indiscriminati del verde pubblico urbano. Un patrimonio inestimabile, se solo si pensi che avere un’infinità di alberi in città significhi avere aria pulita, frescura durante l’estate, sollievo psicologico dato dal verde delle foglie e nella prospettiva di una sua ripiantumazione porterebbe enormi sacrifici per la cittadinanza in termini economici e temporali.
Un altro motivo dell’antropizzazione del 5G è la incessante domanda di apparati dello Stato di far venir meno tutti quegli ostacoli amministrativi che rallentano il propagarsi delle infrastrutture ma che fungono da garante a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Se l’antropizzazione cadesse nelle mani di pochi (multinazionali della telefonia mobile), il loro reticolo sarebbe pericoloso: in questo modo si entrerebbe in un circuito oligopolistico dell’ambiente dove sono le multinazionali a dettar legge, dando loro la possibilità di gestire l’ambiente in maniera mercantilistica, nella sua forma estrema di iperliberismo. Rendendo l’idea ed estremizzandola, sarebbe motivata l’ipotesi di fare una comparazione tra il nostro pianeta e l’isola di Pasqua. L’isola, un tempo florida di flora e fauna, a causa di lotte intestine tra clan per la loro supremazia rasero al suolo foreste e boschi rendendo il territorio completamente privo di vegetazione e lasciando una manciata di esseri