«Conte e Di Maio sono stati due pagliacci. Indegni di rappresentarci». Chi lancia queste accuse gravissime dopo aver visto la «miserabile passerella» di Ciampino non è un quisque de populo spuntato dai bassifondi di Internet e protetto dall’ anonimato. È un uomo delle istituzioni, un servitore dello Stato abituato a pesare le parole prima di pronunciarle: il generale Carlo Jean.
Curriculum stellare, il suo: 83 anni, incarichi di altissimo prestigio nell’ esercito italiano e nella Nato, medaglie e onorificenze che non si contano. È stato direttore del Centro militare di studi strategici, consigliere militare di Francesco Cossiga al Quirinale, presidente del Centro alti studi per la Difesa. Dalla sua cattedra universitaria ha insegnato a generazioni di diplomatici cosa sono gli Studi Strategici, è autore di decine di libri e di un numero imprecisato di saggi sulla geopolitica e la geoeconomia. È uno dei maggiori esperti italiani in materia di jihad e terrorismo internazionale. Ne ha viste tante, tenendo per sé i giudizi più aspri.
Stavolta, no.
Ha appena scritto un articolo su Start Magazine, rivista online diretta da Michele Arnese. Ne ha per tutti. Per chi se la prende con Silvia Romano, tra poco vedremo perché. E soprattutto per chi, nel governo, ha fatto il gioco dei terroristi. Critica «il nostro ineffabile ministro degli Esteri», Luigi Di Maio, il quale ha negato che vi sia stato il pagamento di un riscatto «con la stessa “faccia di tolla” con cui smentiva di sapere che l’ azienda di cui possiede il 50% avesse lavoratori in nero».
Però è la facilità con cui Di Maio e Giuseppe Conte si sono prestati alla propaganda dei macellai di al Shabaab ciò che lo indigna di più.
«Ho studiato abbastanza il terrorismo per sapere quanto sia efficiente nelle sue comunicazioni e nello sfruttare ogni occasione favorevole e quanto curi i particolari», scrive Jean. È convinto che i due esponenti del governo fossero consapevoli di ciò avrebbero potuto scatenare.
Ma che abbiano deciso di fregarsene, «per amore della passerella» e per la smania di «celebrare la gloria del governo».
Secondo lui, «con ogni probabilità Silvia Romano è stata liberata non solo con riscatto, ma anche sotto ricatto. Se non si fosse comportata come detto dai suoi carcerieri, essi avrebbero giustiziato qualche ostaggio, suo compagno di prigionia. Questo spiega anche perché i droni Usa schierati nel Corno d’Africa non abbiano bombardato per rappresaglia il villaggio in cui si trovava, tanto per dire ad al Shabaab di non “scherzare” troppo». E spiega pure perché nei confronti della ragazza debbano essere usati «il massimo rispetto e comprensione». Cosa che non si può fare, invece, «nei confronti dei “pagliacci”, che indegnamente ci rappresentano e che hanno scelto di esibirsi nella sceneggiata di Ciampino, noncuranti del danno che facevano a tutti noi». Raggiunto al telefono da Libero, il generale conferma tutto. E aggiunge altro.
«Sì, Conte e di Maio sono stati due pagliacci. Ciò che hanno fatto è una follia. Una persona vestita da jihadista in mezzo al capo del governo e al ministro degli Esteri di un Paese che fa parte del G7: quando mai si è vista una cosa simile? Infatti le reti dei jihadisti non fanno che mostrare quella scena».
Salva solo un ministro: quello che non c’ era. «Tanto di cappello al senso dell’ onore e della dignità del ministro della Difesa Guerini, che ha rifiutato di partecipare a tale indegna sceneggiata “borbonica”. Sapeva bene quanto male essa facesse al prestigio internazionale dell’ Italia».
“Hanno fatto propaganda al terrorismo con i soldi degli italiani”