Al pubblico ministero Sergio Colaiocco e ai carabinieri del Ros Silvia Romano ha fatto le sue prime dichiarazioni: «Non sono stata costretta a fare nulla. Mi davano da mangiare e quando entravano nella stanza i sequestratori avevano sempre il viso coperto. Parlavano in una lingua che non conosco, credo in dialetto». Lei chiede di poter leggere. «Uno di loro, solo uno, parlava un po’ di inglese. Gli ho chiesto dei libri e poi ho chiesto di avere anche il Corano».
È in questo momento – scrive il Corriere – che inizia il suo percorso di conversione. «Sono sempre stata chiusa nelle stanze. Leggevo e scrivevo. Ero certamente nei villaggi, più volte al giorno sentivo il muezzin che richiamava i fedeli per la preghiera». Alla psicologa Silvia ha confermato di essersi convertita all’islam. Soltanto a lei ha rivelato che «adesso mi chiamo Aisha». (come la moglie bambina del profeta Maometto). E’ il trionfo dei terroristi islamici, non solo per i 4 milioni di euro ricevuti, ma anche sotto il profilo della propaganda a reti unificate andata in onda sulle Tv di mezzo mondo.
C’è la guerra civile in Somalia, gli spostamenti sono difficoltosi. Alla fine Silvia ne conta sei, annota tutto nel diario. «Ci muovevamo a piedi o in macchina. Trasferimenti lunghi, faticosi». Il 17 gennaio gira un altro video. Non lo immagina ma alla fine sarà proprio quel filmato a garantirle la salvezza.
Intanto si è convertita. «Leggevo il Corano, pregavo. La mia riflessione è stata lunga e alla fine è diventata una decisione».I suoi ricordi sono precisi, il suo racconto è zeppo di date e circostanze: «Venivo spostata ogni tre, quattro mesi, ma a quel punto non avevo più paura». Di riscatto dice di non aver mai sentito parlare «ma avevo capito che volevano soldi». Il gruppo è accusato di aver rapito altri occidentali. «Io non ho mai visto nessun altro», assicura Silvia.
I rapitori hanno consegnato Silvia Romano all’Intelligence turca