Di Franco Bechis – – Il governo anticipa dal 31 dicembre al 31 agosto le somme del 2 per mille destinati ai partiti, e quasi la meta’ al solo Pd. E’ il vero e proprio scandalo che spunta fuori dall’articolo 133 del decreto rilancio, che evidentemente è più preoccupato delle conseguenze della crisi per il partito di Nicola Zingaretti che del fallimento in corso di molti bar, ristoranti ed esercizi commerciali.
Il testo elaborato dagli staff del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri prevede l’erogazione in anticipo dei soldi del 2 per mille ai partiti anche se gli italiani non avranno ancora compiuto le loro scelte nelle dichiarazioni dei redditi posticipate per l’emergenza Covid- 19. Secondo i dati del 2019 presi a riferimento la somma che verrà erogata sarà di 18 milioni di euro e di questi ben 8,4 finiranno nelle casse del partito del Nazareno, che probabilmente è il vero autore della norma. I sospetti in questo caso escludono infatti il M5s che per propria scelta non accede al 2 per mille considerandolo (e lo è) un finanziamento pubblico cammuffato.
Non ci possono essere nelle fila della maggioranza nemmeno le impronte di Italia viva di Matteo Renzi che nel 2019 non esisteva e quindi non potrebbe godere del 2 per mille. E’ incredibile che in una situazione del genere si rilanci il Pd invece di chi soffre davvero la crisi essendo senza soldi. Nella norma c’è pure una beffa: siccome gli italiani oggi sono più poveri e forze anche un po’ più arrabbiati con i partiti di prima, è assai probabile che nel 2020 non siano così generosi con i partiti. Quelli se ne fregano e intanto incassano subito di più. Se poi la cifra dovuta sarà inferiore facendo i conti al 31 dicembre, dovrebbero restituire il maltolto. Vogliamo scommettere che non accadrà?